Teatro di Sori, Vergassola e Cataluccio protagonisti di “Vado a vedere se di là è meglio”

Di il 23 Ottobre 2018

GENOVA – La Stagione 2018/2019 di Soriteatro, organizzata da Teatro Pubblico Ligure con la direzione artistica di Sergio Maifredi, prosegue giovedì 25 ottobre (ore 21) al Teatro di Sori con il primo appuntamento del progetto “Sori incontra”. Lo scrittore Francesco M. Cataluccio e l’attore Dario Vergassola sono i protagonisti di Vado a vedere se di là è meglio, dove il luogo sottinteso è l’Europa dell’Est durante la guerra fredda. In occasione dei 30 anni dalla caduta del muro di Berlino, il racconto di un’Europa che non c’è più, a partire dall’omonimo libro di Cataluccio edito da Sellerio, in vendita nel foyer tra i Libri di Stagione. Venerdì 26 ottobre, alle ore 18, Vergassola presenta Cataluccio e il suo saggio alla libreria Ricci della Spezia (via Chiodo 107).

 

«Cataluccio è uno scrittore ed un personaggio – spiega Sergio Maifredi – per me davvero affascinante, un conoscitore di quel mondo scomparso che è stato quel territorio dai confini incerti come la Galizia, tra Polonia e Ucraina. Autori come Bruno Schulz (il racconto tratto da “Le botteghe color cannella” (Einaudi) che ha ispirato “La classe morta” di T. Kantor è suo), come Witold Gombrowicz o i premi Nobel Isaac Singer o Czeslaw Milosz appartengono a quel mondo, lo stesso di Marc Chagall, dove i violinisti e le capre volano, dove poesia, cabala, ferocia, fughe, deportazioni, comunismo e nazismo si incontrano. L’appuntamento di giovedì 25 ottobre a Sori parte dal suo libro “Vado a vedere se di là è meglio”, libro di cui sia Dario Vergassola che il sottoscritto siamo appassionati, ma il libro, scritto nel 2010, è solo il punto di partenza, un viatico per chi oggi, a 30 anni dalla caduta del muro, volesse superare quel confine e iniziare a decifrare le tracce di un passato in cui quelle terre (la Polonia in primis) erano una sorta di Gerusalemme dell’Est, ospitando oltre 3.5 milioni di ebrei che lì avevano sviluppato una straordinaria cultura, quella chassidica».

 

La storia di Vado a vedere se di là è meglio (Sellerio) inizia a Firenze, dove due compagni di banco ascoltavano i racconti di una nonna di Leopoli, scampata all’Olocausto, sulle misteriose storie di Giusti nascosti. Da Firenze a Drohobycz, il libro è un viaggio attraverso ventidue stazioni, luoghi dell’Europa centro-orientale: un’enorme provincia di imperi, divisa tra decine di stati e popoli, resa vivacissima metropoli dall’inspiegabile cosmopolitismo di una comunità transnazionale, ospitante una folla di irrequieti sperimentatori di modi di esprimersi. Ed erano tutti, oltre che intellettuali, anche eroi timidi, poveri poeti, eccentrici viveur, avventurieri, spiriti eccelsi, asceti, santi bevitori, burloni divini. Oggi sono fantasmi di un mondo cancellato. Ma hanno lasciato una traccia tenace e nascosta in alcuni artisti e intellettuali che si sono coraggiosamente opposti, fino a pochi anni fa, al totalitarismo sovietico. Sono Brodskij, Gombrowicz, Hrabal, Tarkovskij, Herling, Szymborska, Kantor, Rotko, Milosz, Edelman, Kis, Kundera, Kapuscinski.

 

(C.S.)

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