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SERAFINI LASCIA L’INCARICO DI ASSESSORE: “SCELTA DOLOROSA MA INEVITABILE”
Attraverso una nota pubblicata su sul suo profilo Facebook, l’ormai ex assessore alla Cultura e al Marketing spiega i motivi che l’hanno portata a dare le dimissioni. “Mi sento diversa e probabilmente inadatta a questo contesto politico”
GENOVA – Ieri sera intorno alle 19.00, dopo un duro confronto con il sindaco Marco Bucci, si è dimessa l’Assessore al Marketing Territoriale, Cultura e Politiche giovanili del Comune di Genova, Elisa Serafini.
Lo scontro, in riunione di giunta, è avvenuto sulla delibera cosiddetta “etnica” che riguarda i negozi del Centro Storico ma i dissidi erano iniziati sulla questione del contributo garantito dal Comune su una mostra sull’acciaio organizzata dalla Fiom e sostenuta dalla Lega.
<<Ho passato queste ore a stabilire cosa dire: tutto, niente, qualcosa. Ma se penso ai valori che ogni amministratore pubblico dovrebbe rispettare, non posso che fare un’unica scelta, che è quella di dire la verità, qualsiasi siano le conseguenze. – spiega Serafini -. La frase che ho ripetuto più spesso in questo ultimo mese è “agirò secondo coscienza, e secondo coerenza”. E così ho provato a fare ogni giorno, fino a ieri>>.
L’ex assessore nella nota ripercorre le tappe della sua esperienza a Tursi. <<Insieme abbiamo innovato, prodotto risultati, commesso anche molti errori, ma quello che più mi rende felice è che abbiamo potuto seminare le condizioni perché potessero finalmente scardinarsi alcuni tra i più dannosi sistemi clientelari che infestavano le nostre politiche pubbliche – prosegue -. Chi ha seguito la mia attività politica e amministrativa lo sa: spesso ho infranto veti, calpestato interessi speciali, ed è vero, ho fatto arrabbiare qualcuno, ma ho provato sempre a perseguire l’interesse generale, che poi, se ci pensiamo, è l’unico che conta. Ho sempre pensato che l’innovazione fosse un processo che miete vittime e sancisce vincitori: è la distruzione creativa che spaventa chi desidera un mondo sempre uguale, sempre “suo”. Un mondo che io, ho provato – da sempre – a contrastare>>.
Serafini spiega anche come la sua mancanza di flessibilità non sia stata apprezzata a Tursi. <<Ho interpretato il mio ruolo come quello di un commissario – continua -. Grazie alla fiducia dei cittadini, abbiamo potuto ridurre costi, aumentare le performance, rinnovare processi e contenuti, e, infine, ho potuto condurre battaglie di coscienza politica, le cui cicatrici sono oggi indelebili su questa lettera. Ma proprio per questo, che rifarei altre cento volte. Non avevo, e non ho ancora, abbastanza esperienza o maturità per capirlo, e probabilmente per accettarlo. Ma oggi più che mai comprendo quanto mi veniva spesso detto: per mantenere determinati ruoli, bisogna dimostrarsi flessibili. Accettare e affrontare alcune dinamiche che fanno parte delle regole del gioco, e che permettono, alla fine, di poter realizzare la propria “mission”. Ho provato a farlo, ma in questo, evidentemente, non sono risultata efficace.>>.
Le crepe del rapporto con sindaco e giunta si erano intraviste nelle scorse settimane dopo le polemiche sfociate per la gestione del Museo di Villa Croce. <<Questo non significa che mi senta migliore o peggiore di altri politici o amministratori. Mi sento semplicemente diversa e probabilmente inadatta a questo contesto politico – incalza -. Sono felice, gratificata e grata per l’opportunità. Ma il mio compito, in questa Giunta, è finito. Voglio ringraziare il Sindaco per la fiducia che ha scelto di darmi ogni giorno. Fino a quest’ultimo. E chiedere scusa se, qualche volta, con le mie decisioni e posizioni “autonome”, posso aver creato dei problemi. Come si dice in questi casi, farò un “passo di lato”, perché il mio impegno per rinnovare le politiche pubbliche, e per sostenere il nostro territorio, le battaglie di libertà, di merito, e di trasparenza, assumerà altre forme, ma non finirà mai>>.
La chiosa finale è sui progetti futuri. <<Da alcuni mesi lavoro alla realizzazione del primo “incubatore” di politiche pubbliche – conclude -. Un centro studi che possa aiutare gli amministratori di tutta Italia, a realizzare soluzioni efficaci sui territori. Quello sarà, da domani, il mio unico progetto pubblico. Per il resto, io mi fermo qui. Tornerò a essere un politico “di passione”, e non di professione, come scriveva Max Weber.>>
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