PROMETEOEDIO: UNA RIVOLUZIONE FUORI DAL TEMPO

Di il 16 Ottobre 2015

Mercoledì sera alla Tosse uno scroscio di applausi per l’illuminante interpretazione della compagnia di Piazza de Negri.
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Di Elisa Romeo

Una travolgente connessione tra passato e presente. Mercoledì sera è andata in scena al Teatro della Tosse la prima di “Prometeoedio”, con la regia di Emanuele Conte.
Addossata alle poltrone una grata di ferro rosso, dalla quale pende un cappio. Questa la scena che si apre al pubblico presente allo spettacolo. Si spengono le luci e la struttura rivela un palcoscenico retrostante costruito su tre piani. Su ognuno di questi si muovono figure tanto inquietanti quanto allegoriche: Efesto, il mostro Dio del Fuoco, è un fabbro degno dei migliori film dell’orrore; il Potere un elegante samurai. La musica che accompagna la loro entrata lascia spazio alla comparsa di Prometeo, interpretato da Gianmaria Martini. Un ruolo difficile, il suo, un ruolo che lo vede incatenato alla grata per l’intera durata dell’atto unico (più di un’ora), impedendogli così di servirsi del corpo, strumento espressivo essenziale all’attore. L’esperienza di acting coaching è però valsa la fatica, Gianmaria infatti trasmette tutto con il volto; l’intonazione sprezzante della sua voce lascia poco spazio all’equivoco.
Il messaggio di Conte emerge chiaro e forte con lo svolgersi dello spettacolo, e la doppia lettura del titolo Prometeo–e-Dio/ Prometeo-ed-io si palesa. Prometeo è una divinità, come si evince dall’iconografica posizione crocifissa che rimanda alla tradizione cristiana, ma è in rivolta contro un padre patrigno. Inoltre l’eroe è uomo, non solo nella lettura classica della tragedia di Eschilo, che lo vede rubare il fuoco per donarlo all’umanità, bensì in ciò che raccontano i suoi monologhi. Testi che parlano di temi attuali e universali: il rapporto padre-figlio, il coraggio di sostenere i propri ideali, di ribellarsi, di non cedere di fronte alla corruzione. Diametralmente opposta la figura di Hermes, assoggettata al potere di Zeus :“Per lui io rubo, intervengo, consiglio, come potrei tradire la sua fiducia?”.
Potente e coinvolgente l’interpretazione di Alessia Pellegrino nei panni di Io, la donna tramutata in giovenca che vorrebbe uccidersi per sfuggire al Tafano che la tormenta. Questa scelta le è negata, poiché il suo destino, come le rivela Prometeo, è quello di dare alla luce colui che lo libererà dal suo supplizio. Io, come tutte le donne del suo tempo, non è padrona né del proprio corpo né del proprio destino. Il dolore e la sofferenza di Alessia trascendono dalla tragedia di Eschilo e sembrano richiamare la condizione di molte donne vittime della violenza del nostro tempo.
Ogni personaggio che compare sulla scena di Conte evoca emozioni forti, rimanda a personaggi storici o contemporanei, tanto che lo spettatore si trova catapultato fuori dal tempo; unico elemento dissonante il personaggio che, con un ruolo semi-comico, fa da tramite con il pubblico. Metafora dell’essere umano votato all’uno o all’altro Dio, si rifà forse troppo direttamente alla visione cattolica della devozione.
“Se mi getterà nel tartaro Zeus verrà con me” conclude Prometeo. Deve essere l’uomo ad uscire vincitore dalla sfida con l’Olimpo. Gli Dei hanno più bisogno di lui di quanto credano, lo hanno creato e adesso lo temono. Un insegnamento, quello dell’eroe del fuoco, che ricorre nella storia: evolversi, conoscere, crescere. Impossibile non notare la connessione con il sommo poeta “Fatti non foste a viver come bruti – scriveva Dante – ma per seguir virtute e canoscenza”.

Lo spettacolo sarà in scena fino al 31 ottobre alle ore 20.30, domenica 18 e 25 ottobre alle ore 18.30, lunedì riposo.
Info e prenotazioni: 010 247 0793
Costo biglietti: 14 euro

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