Nora due punto zero: Jon Fosse e l’inelluttabilità della condizione umana. La recensione

Di il 14 Marzo 2025

di Francesca Lituania

GENOVA – La scritta Too Late al neon intermittente rosa apre la rappresentazione dell’opera omonima andata ieri sera in scena al Teatro Modena di Genova nella sua prima nazionale: singhiozza e poi si spegne per lasciare spazio ad uno studio di pittrice dai colori non colori, dove una Nora Ibsoniana (Anna Bonaiuto) ormai anziana, inizia a dipingere su tele sbiancate che tutti i giorni riprende dal principio. I gesti forti quasi rabbiosi si spengono e rinascono attraverso le frasi ripetute a se stessa  “ho fatto quello che dovevo fare” e  “questo era tutto quello che potevo fare”. La volontà di emancipazione dai ruoli sociali predefiniti, l’auto determinazione e la libertà sono beni apparentemente conquistati, la sicurezza si spegne e in scena ondeggiano i ricordi in uno spazio che non è spazio e in un tempo che non ha tempo, da un letto che potrebbe essere quello di Menzel in Ritterstraße, emergono e si nascondono i personaggi di una vita passata. Nell’atmosfera rarefatta di quello che è stato, senza rimpianto, con un’analisi fredda e ironica al contempo, si giunge all’assunto che ogni scelta porta all’imperfetto e all’ineluttabile: l’essere umano non riesce ad essere compiuto, non comprende se stesso, è fallace nella comunicazione e, come Sisifo, continua a tentare, come Tantalo, continua a volere senza ottenere, perché ciò a cui giunge è sempre “troppo tardi”.  La voce alla radio è  l’eco del passato che porta in vita i personaggi della memoria: Nora a quarant’anni (Irene Petris) e suo marito (Giuseppe Sartori), costantemente perseguitato dalla propria ombra di gioventù (Emanuele Righi) che ripete il mantra di non essere ciò che è diventato e che auspica l’oblio del sonno. Nora non è solo se stessa, è tre donne complementari e distinte: Nora anziana, Nora quarantenne, la giovane compagna del marito (Roberta Ricciardi) e tutte e tre sono altro da se stesse, sono ciò che esiste, che può divenire e che non è mai stato, che diviene e che diverrà. Quest’opera di Jon Fosse, nata come libretto operistico dal titolo Nora – Too late su musica dell’autrice Du Wei, ha, come la stessa Anna Bonaiuto afferma in una intervista a La Repubblica di Rodolfo di Giammarco  “stile sintetico, spezzettato, moderno, jazzistico”, minimalista, dove i silenzi contano più delle parole al punto da costringere gli attori a riempire la narrazione con gesti, movimenti ed espressioni e a cambiare essi stessi la scena per non interrompere sia il filo dei ricordi di Nora che l’ipnosi della epanalessi verbale. La riflessione profondamente emotiva di Fosse sul passato e sul presente, sugli archetipi che determinano la condizione umana può, forse, portare un senso di  pace nei silenzi che fanno da cornice ai dialoghi.

Coinvolgenti e affiatatissimi gli attori, traduzione fedele al testo di Thea DellaValle, la cui regia non lascia spazi incolmati, scene neutre e funzionali in stile industriale dove le pareti vengono scarificate aprendo il dietro le quinte del soffocante studio di pittura verso un secondo fondale senza uscita, come finestre in un cortile chiuso, i pochi tocchi di colore: il connubio che rende questo spettacolo (produzione del Teatro Nazionale di Genova e del TPE-Teatro Piemonte Europa) intimo e profondo davvero riuscito.

TEATRO GUSTAVO MODENA

da mercoledì 12 marzo a domenica 23 marzo 2025


venerdì alle ore 20:30
sabato alle ore 19:30
domenica alle ore 16:00

informazioni e biglietti
telefono 010 5342 720
teatro@teatronazionalegenova.it
biglietti.teatronazionalegenova.it

Su Redazione

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