Mobilità sostenibile, i volontari di Greenpeace chiedono di trasformare le strade delle città italiane

Di il 28 Settembre 2020

GENOVA – Nel mese della riapertura delle scuole e della ripartenza di molte attività lavorative, in oltre venti città di tutta Italia volontarie e volontari di Greenpeace si stanno attivando per denunciare i problemi della mobilità locale e indicare soluzioni per contribuire a rendere le città sostenibili e rispettose del clima e della salute delle persone.

Genova volontarie e volontari dell’organizzazione ambientalista sono intervenuti zona Brignole, allestendo un simbolico cantiere di Greenpeace per trasformare la zona e chiedere che l’area (che potrebbe esser un progetto pilota poi applicato agli altri “centri” della città) dalla stazione Brignole alla stazione Principe sia trasformata in una “zona a emissioni zero”, chiudendola quindi di fatto ai veicoli privati inquinanti e tenendola aperta solo a chi si sposta in modo sostenibile (mezzi pubblici, biciclette, monopattini e piedi). Durante l’attività di denuncia, hanno aperto uno striscione con il messaggio “Città per le persone non per le auto“.

Alcuni degli striscioni esposti durante le attività di denuncia dei volontari Greenpeace

In Italia ci sono più di 64 auto ogni 100 abitanti, sebbene queste rimangano inutilizzate per più del 90 per cento del tempo, e si sprecano decine di ore imbottigliati nel traffico, con Roma che detiene il record italiano di 166 ore perse all’anno. Ciò si riflette su come sono concepiti gli spazi delle città, piene di strade e parcheggi pensati per il traffico veicolare privato, e con alternative di mobilità sostenibile – come bici, trasporto pubblico e sharing – ancora troppo poco sviluppate e integrate nel tessuto urbano, dal centro alle periferie.

«Investire su modelli di mobilità “auto-centrici” significa togliere risorse alle alternative non inquinanti. Per questo le amministrazioni locali devono ripensare il modo in cui le persone si spostano nelle città, che sono al tempo stesso i luoghi con il più alto livello di emissioni di gas serra e quelli con i più gravi problemi di inquinamento atmosferico e problemi di salute connessi», dichiara Federico Spadini, campagna trasporti di Greenpeace Italia.

E conclude «In questo momento delicato di ripartenza del paese nella fase post-Covid non possiamo rimanere ancorati alle soluzioni del passato. Gli amministratori locali devono essere lungimiranti e costruire ora la mobilità del futuro, fatta di trasporto pubblico efficiente, infrastrutture per la mobilità ciclistica e pedonale, sistemi di sharing elettrico, trasporto intermodale e spazi progettati per la vita e il benessere delle persone».

Nei mesi scorsi le città hanno adottato provvedimenti per la mobilità sostenibile, ad esempio attraverso la diffusione di bike lane provvisorie, ma misure del genere non sono sufficienti se non si risolvono le criticità strutturali delle città italiane e dei modelli di mobilità basati sui combustibili fossili, che continuano ad essere ampiamente incentivati dal Governo. Per questo Greenpeace ha lanciato la campagna #RESTART, per chiedere che i fondi pubblici per la ripartenza siano investiti per riprogettare le nostre città, investendo in trasporto pubblico, riqualificazione delle periferie e mobilità alternativa.

C.S.

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