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“MAN RAY”, INAUGURA A PALAZZO DUCALE LA MOSTRA SUL MAESTRO DELLE LUCI
La retrospettiva dedicata al grande artista e fotografo del Novecento sarà visitabile dall’11 marzo al 9 luglio, dal martedì alla domenica, presso l’Appartamento del Doge
Di Elisa Morando
GENOVA – Fotografie, sculture, oggetti d’affezione. «Questa mostra è divertente, le opere devono essere guardate con il sorriso, non con l’aria seria da intellettuali». Così Walter Guadagnini presenta Man Ray, la nuova esposizione al piano nobile di Palazzo Ducale che ha curato, per il progetto di Suazes e Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, insieme a Giangavino Pazzola. Quasi 350 opere, in un viaggio tra dadaismo e surrealismo, volte a raccontare l’anima di un artista a tutto tondo attraverso il suo lavoro dal 1912 al 1975. Esposte da sabato 11 marzo a domenica 9 luglio 2023 nell’Appartamento del Doge.
«È una mostra pensata appositamente per Palazzo Ducale – ha detto il presidente della Fondazione Giuseppe Costa – Una bella citazione di Man Ray riporta: “La realtà è fatta di desiderio”. È proprio questo che vogliamo fare qui, vogliamo ascoltare ogni idea e desiderio e trasformarli in realtà. È un artista che ha toccato tutti gli ambiti artistici, un innovatore, una figura che dovrebbe incuriosire anche i giovani, che potrebbero immedesimarsi in lui. È dissacrante ma in positivo». E, riferendosi alla nomina che Genova ieri ha guadagnato come Capitale del libro 2023, aggiunge: «Una sezione di questa mostra faceva già parte del catalogo per il mese dedicato al libro. Non vediamo l’ora di cominciare».
Questa mostra cerca di raccontare Man Ray, che è stato non solo uno dei più grandi fotografi del XX secolo, come già si sa, ma anche uno scultore, un regista, un artista d’avanguardia. Tra le 350 opere esposte, provenienti da collezioni nazionali e internazionali, ci sono anche quelle meno conosciute, appartenenti alla corrente del ready-made, compreso il celebre ferro da stiro con i chiodi. Il curatore Walter Guadagnini spiega: «Questa è una mostra grande, importante, ed è stata faticosa. Con la sua carriera artistica Man Ray ha occupato quasi un secolo, è nato negli Stati Uniti nel 1890 e ha poi deciso di venire in Europa per scoprire l’atmosfera artistica che si respirava ai tempi a Parigi. Si è trasformato da testimone a vero protagonista del dadaismo e del surrealismo e poi, essendo di origini ebraiche, si è visto costretto a tornare in America. Ha giocato con le parole, con il corpo, con le forme, con l’erotismo e l’arte tradizionale. Le sue opere sono da guardare con il sorriso, bisogna lasciarsi divertire».
La volontà dell’artista di rompere gli schemi e creare nuove estetiche, unita all’ironia e alla sensualità che permeano ogni sua opera, sono gli elementi che ne hanno ispirato e caratterizzato la poetica. Lo stesso Man Ray racconta nella sua autobiografia del carico di «entusiasmo a ogni nuova direzione imboccata dalla mia fantasia, e con l’aiuto dello spirito di contraddizione progettavo nuove escursioni nell’ignoto».
La mostra di Palazzo Ducale si articola in sezioni che ne ripercorrono cronologicamente la biografia, dai suoi esordi nella New York di inizi Novecento, passando per la Parigi delle avanguardie storiche tra anni Venti e Trenta, fino a giungere agli ultimi anni della sua carriera e della vita, trascorsi tra gli Stati Uniti e Parigi.
Come spiega il curatore Giangavino Pazzola, la mostra si svolge dunque da un punto di vista cronologico: «Ogni stanza tiene in piedi un doppio registro: da una parte mostra la sua fotografia e gli altri mezzi espressivi che utilizzava e dall’altra racconta le influenze che ha avuto da lavori di altri geni come lui. La sua è stata una vita densa, il suo lavoro multidisciplinare. Abbiamo cercato uno storytelling adatto».
Si alternano temi e aspetti che hanno accompagnato il maestro durante la sua carriera. Il gioco, come momento cruciale di creatività, visto anche attraverso il tavolo degli scacchi, di cui Man Ray era molto appassionato. Il nudo, declinato in modi diversi, inizialmente da un punto di vista astratto e poi sempre più concreto ed erotico. La fotografia, grande passione a cui si è dedicato sia attraverso la particolare tecnica del “rayographe” – immagine creata attraverso un oggetto impressionato dalla luce in camera oscura – sia tramite scatti più tradizionali e stampati con tecniche diverse. Il clima surrealista e dadaista, che lo portano a sperimentare con gli oggetti che definirà poi di “affezione”, presi da un contesto e riappropriati, trasformati attraverso titoli e giochi di parole.
«Abbiamo voluto questa mostra al piano nobile, lo stesso che fino a poco tempo fa ha ospitato Rubens, perché il contemporaneo merita le grandi stanze del palazzo – dichiara la direttrice di Palazzo Ducale Serena Bertolucci – Vogliamo portare avanti una politica di alfabetizzazione culturale di cui il contemporaneo manca. Vogliamo incuriosire tutti, perché il contemporaneo è un’arte per tutti».
La mostra sarà visitabile presso l’Appartamento del Doge di Palazzo Ducale, dall’11 marzo al 9 luglio 2023, da martedì a domenica (10-19), a Pasqua e Pasquetta, il 24 aprile e il Primo Maggio. Biglietti d’ingresso: 13 euro intero, 11 euro ridotto, 5 euro ridottissimo.
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Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiMessaggi correlati
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