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La Salomé di Wilde conquista il Teatro della Corte
Fino al 20 gennaio sul palco Eros Pagni e Gaia Aprea tra i protagonisti del dramma
GENOVA – Un monarca corrotto, un impero decadente, una giovane magnetica e inarrivabile, per cui tutti, a partire dal patrigno Erode, delirano. Sono gli ingredienti che compongono il dramma di Salomé in scena al Teatro della Corte fino al 20 gennaio che vede protagonisti Eros Pagni, nei panni del tetrarca di Giuda, e di Gaia Aprea, che interpreta la principessa.
Si tratta di una delle opere più intriganti e allo stesso tempo poetiche di Wilde con delle evidenti derivazioni bibliche che induce alla riflessione lo spettatore oscillando tra razionalità e desiderio, percezione del proibito e confine tra umano e trascendente, sempre eterno, come quella stessa luna che sorveglia tutto incombente fino a colorarsi di rosso quale segnale sinistro.
Realizzato per la prima volta nel 1891 in lingua francese, e rappresentato per la prima volta nel 1896, lo spettacolo, partito dal Teatro Grande di Pompei e sbarcato a Genova, vive di fiammate in cui la ferma convinzione della protagonista di avere la testa di Iokanaan da parte della protagonista è interrotta da flashback video che hanno un po’ l’effetto di spezzare il ritmo dello spettacolo e togliere teatralità e impatto scenico.
La storia di Salomé
Durante un banchetto nel palazzo di Erode, tetrarca di Giudea, che vede ospiti giudei, romani ed egizi, dalla terrazza un soldato siriano, capitano della guardia, e un soldato di Cappadocia ammirano la bellezza della luca e della principessa Salomé.
Salomé, figlia della moglie di Erode, Erodiade, e del fratello di questi Filippo, si allontana dal salone infastidita dagli sguardi insistenti del patrigno per raggiungere la terrazza dove il tetrarca tiene rinchiuso in una cisterna il profeta Iokanaan che urla le profezie sull’avvento del Messia condannando il comportamento dei monarchi di Giudea.
La principessa, incuriosita dalla voce di Iokanaan, chiede di poterlo incontrare ma le guardie tentano di dissuaderla, Salomé insiste fino a farle cedere. Il profeta viene così liberato dalla sua prigione mentre continua a proferire parole di sdegno nei confronti di Erode ed Erodiade.
Salomé, affascinata dalla voce e dall’aspetto di Iokanaan, si lascia abbandonare all’amore e alla passione per lui chiedendo di poterlo baciare, di poter toccare le sue labbra ma egli rifiuta di farsi avvicinare. Mentre Salomé continua a promettere che riuscirà a baciare la sua bocca, il profeta viene riportato in cella. Il capo della guardia, innamorato della principessa, sentendola pronunciare parole tanto appassionate si toglie la vita.
Sulla terrazza giungono Erode ed Erodiade insieme ad alcuni degli ospiti della festa. Arrivando il tetrarca, blandendo amorevolmente la figliastra che non nasconde il suo disgusto, scivola sul sangue del soldato siriano interpretandolo come un segno di cattivo presagio. Fa portare via il cadavere e si accomoda mentre dalla sua prigionia Iokanaan prosegue negli insulti rivolti in modo particolare ad Erodiade. La regina è particolarmente offesa dalle accuse e dallo scarso interesse del marito per cui non provo una particolare stima e che invece ha occhi solo Salomé e per la sua bellezza.
Erode prega più di una volta Salomé di danzare per lui arrivando ad offrirle qualsiasi ricompensa, anche la metà del suo regno, e la principessa, vedendo un’opportunità di successo, accetta. Indossato l’abito adatto, alla luce della luna, Salomé esegue la danza dei sette veli incantando il tetrarca. Alla fine del ballo ella fa la sua richiesta: pretende di avere la testa del profeta Iokanaan su un bacile d’argento.
Erode rimane sconvolto dalla richiesta della figliastra e tenta di dissuaderla, spaventato dalle conseguenze dell’uccidere un uomo che ha visto Dio, offrendole in cambio il suo allevamento di rarissimi pavoni bianchi, i suoi gioielli preziosi e altre ricchezze. Ma Salomé rimane ferma sulla sua decisione, vuole la testa del profeta, finché Erode non cede e fa uccidere il prigioniero.
Ricevuto il suo dono, Salomé prende la testa di Iokanaan e canta il suo amore per lui prima di baciare le sue labbra. Erode, in preda all’orrore nei confronti della passione della principessa per il profeta, da ordine di ucciderla. Con la battuta “Uccidete quella donna”, le luci si spengono.
La produzione
I grandi nomi alla regia e all’interno del cast non lasciano delusi insieme ad una sapiente gestione delle luci e alle magnifiche creazioni dei costumi.
La scenografia è composta da pochi oggetti, tutta la scena è affidata al grande telo rotondo posto sul fondo su cui viene proiettata la luce della luca e le immagini del profeta e della principessa. L’aspetto lunare di Gaia Aprea nei panni di Salomé viene evidenziato grazie al fascio di luce bianca che la illumina continuamente anche quando scende tra il pubblico o esegue la sorprendente danza dei sette veli, in contrapposizione con la luce calda che investe la figura di Iokanaan.
A caratterizzare i personaggi, oltre le parole da loro pronunciate, gli abiti che indossano sottolineano alcuni aspetti del loro carattere e del loro ruolo.
Sebbene senza alcun’interruzione per l’intervallo, il dramma scorre senza fatica tenendo l’attenzione dello spettatore sempre alta, il cambio continuo di registro contribuisce: dalla passione all’erotismo, dalla disperazione a momenti di tragica comicità resi soprattutto dall’inestimabile talento di Pagni.
Per info
“Salomé” rimarrà in scena al Teatro della Corte di Genova fino al 20 gennaio.
www.teatronazionalegenova.it
Su Redazione
Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiUltime Notizie
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