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LA NUOVA VITA DI PALAZZO GALLIERA TRA OSPITALITÀ E SERVIZI APERTI ALLA CITTÀ
Il progetto prevede la realizzazione al suo interno di 39 camere di home stay hotel con funzione turistico ricettiva per soggiorni di breve e medio periodo e una destinazione di tipo residenziale tradizionale con 23 appartamenti
GENOVA – Presentato questa mattina a Palazzo Tursi il progetto per la valorizzazione di Palazzo Galliera, l’edificio costruito ai primi dell’Ottocento, incastonato tra Palazzo Tursi e Palazzo Albini, nella centralissima via Garibaldi.
Il progetto di rigenerazione di Palazzo Galliera è stato affidato dal Comune di Genova a Spim, Società per la promozione del patrimonio immobiliare, che ha costituito un gruppo di lavoro multidisciplinare per ripensare la vocazione futura di un edificio dall’alto valore storico e architettonico, scrigno di una memoria del passato. Il gruppo di lavoro è formato, oltre che da Spim, dallo studio di architettura OBR, in collaborazione di CityO e la Facoltà di Architettura dell’Università di Genova.
Dalla sintesi progettuale sono emerse due ipotesi di realizzazione: 39 camere di home stay hotel con funzione turistico ricettiva per soggiorni di breve e medio periodo e una destinazione di tipo residenziale tradizionale con 23 appartamenti. Oltre alle funzioni di tipo turistico, ricettivo e residenziale, il progetto comprende anche servizi che rendano Palazzo Galliera una sorta di giardino aperto alla città, con spazi al piano terra rivolti sia agli ospiti della struttura sia ai turisti e ai genovesi: reception, concierge, coworking, sale meeting, caffetteria, ristorante e una galleria d’arte.
«Spim opera per valorizzare il patrimonio immobiliare e facilitarne il mix delle fruizioni – sottolinea Stefano Franciolini, amministratore delegato di Spim – Studiamo le dinamiche del tessuto urbano, analizziamo come gli spazi possono essere sfruttati e guardiamo al di là della valorizzazione di un singolo immobile, puntando alla riqualificazione di zone intere.
La valorizzazione di Palazzo Galliera è un esempio di una nuova interpretazione del rapporto tra costruire e costruito. Dove prima è stato necessario scoprire il percorso storico e in seguito studiare le modalità di valorizzazione. Con l’obiettivo finale di una restituzione alla città che preveda una fruizione che non deve essere necessariamente pubblica».
«Palazzo Galliera ha una posizione unica: affacciato sui palazzi dei Rolli, patrimonio Unesco, e alle porte del centro storico più grande e suggestivo d’Europa – dichiara il sindaco di Genova Marco Bucci – La sua riqualificazione sarà strategica anche nell’ottica del piano Caruggi con il quale intendiamo dare una nuova vocazione alla nostra città vecchia. Un luogo dove tornare a vivere, lavorare e trascorrere il tempo libero: una meta per i genovesi e un’attrazione per i turisti. Lo studio che è stato elaborato presenta piani di riqualificazione che si sposano perfettamente con questa nostra idea».
«Il progetto coinvolge un contesto non semplice ma la soluzione individuata per la valorizzazione è ottimale per il contesto storico, le potenzialità pubbliche e private degli spazi che saranno poi vagliati dalla Soprintendenza – spiega l’assessore ai Lavori Pubblici, alle Politiche della casa, Indirizzo e Controllo Spim Pietro Piciocchi – sono molto soddisfatto del lavoro svolto da Spim che, da un anno, su richiesta del Comune di Genova, lavora su immobili di proprietà comunale, individuando soluzioni e poi occupandosi della gestione dell’appalto dei lavori di valorizzazione».
«La valorizzazione dello storico Palazzo Galliera è un tassello importante che impreziosisce il percorso di apertura alla città e ai visitatori dei nostri tesori – commenta l’assessore alle Politiche culturali Barbara Grosso – Genova è la città italiana più contaminata dalla stratificazione di epoche storiche e Palazzo Galliera ne è una sintesi emblematica. Il Palazzo, che sorge sulle vestigia della chiesa di San Francesco di Castelletto, di cui presenta ancora traccia, ospitava anche la nota Margherita di Brabante, oggi al Museo di Sant’Agostino. Auspichiamo che il progetto di valorizzazione di Palazzo Galliera possa dialogare con il Museo di Palazzo Bianco, il cui giardino fa parte del percorso museale e rappresenta un elemento molto attrattivo per i visitatori».
Palazzo Galliera: la storia tra passato e futuro. Posto al centro della città e nascosto agli occhi dei più, occupa una posizione centrale, ma riservata a ridosso di via Garibaldi, tra Palazzo Tursi e Palazzo Bianco. Risalente ai primi anni del 1800, sorge nel cuore del centro storico di Genova, in via Garibaldi 9, tra Palazzo Tursi e Palazzo Albini (sedi del Comune), Palazzo Bianco e Palazzo Rosso (Musei di Strada Nuova). L’edifico, nato come palazzo residenziale, venne realizzato nel luogo in cui un tempo sorgeva l’antica Chiesa di San Francesco al Castelletto, a seguito della soppressione degli ordini durante il governo Napoleonico e conseguente demolizione della stessa. Le tracce del suo passato sono tutt’ora visibili in alcuni dettagli della facciata del Palazzo, che ha inglobato al suo interno delle colonne e parte delle arcate della navata laterale della Chiesa, così come nel cortile esterno. Acquisito dal Comune di Genova anche per la sua vicinanza strategica con Palazzo Tursi, a cui è collegato tramite un percorso interno, Palazzo Galliera oggi ospita uffici comunali e locali d’archivio.
L’edificio ottocentesco conta 7 piani, di cui uno semiinterrato che affaccia sul cortile, con una superficie lorda totale di 3.701 mq e una superficie coperta di circa 550 mq. La pianta si ripete similmente in altezza, con vano scala posto al centro e vano ascensore esterno. L’affaccio principale è rivolto a sud. Ricca consapevolezza ed eredità di una stratificazione storica importante, il Palazzo è frutto della storia. Fondato sulla Chiesa di San Francesco di Castelletto del XIII Secolo, è proprio la sua storia che ne fa il luogo, con una vita propria, al di là delle funzioni che cambiano nel tempo diventando una sorta di “memoria di un futuro assoluto”. Palazzo Galliera, realizzato nei primi anni dell’Ottocento, venne costruito inglobando al suo interno una delle tre navate della Chiesa di San Francesco al Castelletto, a seguito dell’ordinanza di demolizione della stessa. Le tracce del passato sono tutt’ora visibili nella facciata del Palazzo, che preserva infatti resti di alcune colonne e arcate dell’antica chiesa.
Alla metà del XIII secolo i francescani si stabilirono sul declivio della collina sottostante il poggio del Castelletto, all’epoca area periferica della città. La chiesa, dedicata al fondatore dell’ordine, sorse a partire dal 1255 e venne consacrata nel 1302. Rivestita di marmo chiaro e pietra di promontorio, era una chiesa di forme gotiche, a tre navate, presentava una facciata a salienti e, secondo l’uso francescano, un unico portale gemino. All’interno presentava una copertura a capriate, mentre sul transetto era impostato un tiburio. Lungo l’intero perimetro si succedevano cappelle e altari gentilizi, decorati nel corso dei secoli da sculture e pitture di grandi artisti, genovesi e non. Coevo alla chiesa era il grande convento, dotato di tre chiostri. A causa della posizione vulnerabile, dovuta alla vicinanza con la fortezza di Castelletto, tra il 1505 e il 1537 i frati abbandonarono San Francesco per paura di un attacco. Truppe imperiali saccheggiarono la chiesa nel 1522. Verso la metà del Sedicesimo secolo, i frati cominciarono la ristrutturazione: l’abbellimento degli interni procedette lentamente fino a quando fra Giovanni Battista Fornari si mise alla guida dei cantieri. Fu in questo periodo, esattamente nel 1579, che il Giambologna ricevette l’incarico per la Cappella Grimaldi.
Gli scavi archeologici condotti dalla Soprintendenza tra 2001 e 2004 e nel biennio 2014-2015 hanno riportato alla luce una notevole quantità di frammenti di iscrizioni sepolcrali e di tombe di varia epoca, che documentano da un lato la considerazione goduta dalla chiesa francescana nei secoli e dall’altro la quantità di marmo che decorava il tempio, visto quanto ne è sopravvissuto alla distruzione di primo Ottocento. Molti dei dipinti che ornavano la chiesa fino al 1798 sono stati identificati, ancorché dispersi in varie sedi. Supporto dell’analisi storica sono stati testi e immagini tratte dal volume San Francesco di Castelletto, La chiesa, il convento, l’oratorio dell’Immacolata Concezione, a cura di Giorgio Rossini, del 2020. Nello studio realizzato viene perseguita quest’idea di un’architettura “già lì da sempre”, sovrapponendo il presente con il passato e il futuro. Con questa espressione si intende un intervento che, pur appartenendo al proprio tempo dal punto di vista funzionale e tecnico, venga percepito come se ci fosse sempre stato, come d’altronde è il caso di questo tesoro nascosto. Questo tipo di approccio introduce un altro tema cruciale: quello del “costruire sul costruito”. È chiaro che, volendo valorizzare il patrimonio esistente, il rapporto tra costruire e costruito debba assumere un nuovo significato contemporaneo all’interno di una visione che celebra il percorso evolutivo che la storia trasmette.
C. S,
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Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiMessaggi correlati
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