Il “Panathlon Club Genova” presenta i libri “Gli anni clandestini” e “Ius sanguinis, ius soli” di Simone Gambino

GENOVA – Giovedì 23 novembre alle ore 17, nel Salone d’Onore alla Casa delle Federazioni in Viale Padre Santo 1, è in programma la giornata di cultura del Panathlon Club Genova che, tra gli altri eventi, prevede la presentazione dei libri di Simone Gambino “Gli anni clandestini” e “Ius sanguinis, ius soli”.
Simone Gambino, presidente onorario della Federazione Cricket Italiana, ripercorrerà, insieme ai giornalisti Emanuele Dotto e Renzo Parodi, la strada fatta dal cricket nel nostro paese negli ultimi quarant’anni, intersecandosi con il dibattito sui requisiti necessari all’ottenimento della cittadinanza italiana. Proprio Gambino, infatti, da presidente della F.Cr.I. fu l’ideatore e promotore di una sorta di “Ius soli sportivo” consentendo ai ragazzi di seconda generazione, non ancora in possesso della cittadinanza italiana, di difendere ugualmente i colori della nazionale italiana nelle categorie giovanili; particolarmente significativa fu, in tal senso, la vittoria all’Europeo under 15 del 2009 con una rappresentativa quasi interamente composta da ragazzi di origine extracomunitaria.
Maurizio Daccà, presidente del Panathlon Club Genova, sottolinea come sia rilevante presentare un libro a tema sportivo «perché è un fatto culturale importante ed un invito per far conoscere e divulgare i valori dello sport e dei campioni che lo hanno praticato. I temi trattati dai libri di Simone Gambino sono più che mai attuali e dimostrano ancora una volta come lo sport, il cricket in Italia nell’occasione, sia il cardine per far crescere la società, focalizzando l’attenzione sull’ottenimento della cittadinanza italiana».
L’evento è collegato alla donazione dei libri dei soci Panathlon alla biblioteca del Coni Liguria “Emanuele Scarpiello”, nell’ambito della nostra cerimonia del conferimento delle Patenti Etiche a quattordici associazioni, configurandosi proprio nelle attività di un club service per il riconoscimento dei valori sportivi e per quanto fatto dalle molte società sul territorio.
Di seguito le sinossi dei due volumi oggetto della presentazione:
Gli anni clandestini (Fuorilinea, 2020)
Simile ad un’adolescenza ingrata, il passaggio dalla clandestinità all’ufficialità si rivela traumatico per l’acerbo cricket italiano. A tenerlo a galla, a cavallo tra il vecchio e nuovo millennio, è la Nazionale. All’impensabile vittoria contro l’Inghilterra, il risultato più sorprendente nella bicentenaria storia di The Game, fa poi seguito la cruenta lotta contro l’ICC per il riconoscimento dei diritti di cittadinanza trasmessa attraverso lo Ius Sanguinis. In questo scontro, in cui vengono messi in discussione i principi fondamentali su cui si basa la secolare tradizione del diritto romano, si gioca in anticipo la partita dell’inclusione in cui aleggia forte più che mai il più subdolo dei nemici: il pregiudizio. Vinta a caro prezzo questa battaglia di civiltà sul proscenio internazionale, il movimento inizia quel processo di maturazione culturale che lo porta, primo in Italia, ad abbattere ogni barriera etnica e religiosa. Unendo sul campo da gioco i due estremi della storia sociale dell’Italia, i discendenti degli emigrati con coloro che, per necessità, hanno eletto la Penisola a nuova patria, il cricket si pone come faro del complesso e sofferto processo d’integrazione, in un Paese, trasformatosi, quasi senza accorgersene da fonte d’emigrazione a metà d’immigrazione, che fatica a calarsi in questa nuova realtà.
Ius sanguinis, ius soli (Fuorilinea, 2023)
Dopo Gli anni clandestini, terminati con il riconoscimento ufficiale da parte di ICC e CONI, nel 1997 per il cricket si apre una stagione complessa di responsabilità inattese in cui verrà proiettato nel ruolo, esaltante ma al contempo ingrato, di rompighiaccio dell’integrazione nell’Italia d’inizio terzo millennio: un Paese in pieno fermento etnico e sociale. In tale frangente, come si evince dal titolo, la questione assume ogni giorno di più un ruolo preponderante con particolare riferimento al processo formativo di coloro che entrano a scuola stranieri e ne escono italiani, ma non sempre cittadini.
Il Panathlon Club Genova, fondato il 21 maggio 1952 è il terzo club Panathlon al mondo per anzianità, ed è parte del Panathlon International sotto il quale si riuniscono tutti i Panathlon Club del mondo (presente in 25 paesi). È una libera Associazione senza scopo di lucro riconosciuta dal Comitato Internazionale Olimpico con finalità etiche e culturali che si propone di approfondire, divulgare e difendere i valori dello sport, intesi come strumento di formazione civica e culturale, veicolo di solidarietà autentica tra gli uomini senza distinzioni politiche, di razza, di sesso.
L’attività del Panathlon Club Genova, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sugli aspetti educativi dello sport, è orientata alla diffusione della “Carta dei diritti del ragazzo nello sport“, alla “Carta dei doveri del genitore” e al conferimento delle Patenti etiche, una sorta di certificazione dei valori panathlonici che è data alle società meritevoli e di dimostrata capacità organizzativa. Il motto latino del Panathlon ludis iungit traducibile nell’ideale di “Uniti nello Sport e per lo Sport“ spinge gli associati ad operare per affermare il concetto di etica sportiva basato sul Fair Playnell’ideale decubertiano da cui ha origine il concetto stesso di confronto sportivo.
CS.

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