IL BORGHESE GENTILUOMO E L’ASPIRAZIONE AL NULLA

Di il 27 Ottobre 2016
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Ritmo serrato e sottile ironia per l’opera di Moliere in scena fino al 6 novembre al Teatro Duse

All’epoca in cui Moliere scrisse Il borghese gentiluomo – nel 1670 – la società era rigorosamente divisa in due classi distinte: il popolo da una parte e la nobiltà dall’altra. Accanto ad esse stava nascendo un nuovo ceto, la borghesia, il cui confine con l’aristocrazia era invalicabile.

In questo particolare contesto storico si inserisce la commedia diretta ed interpretata da Filippo Dini, in scena al Teatro Duse fino al 6 novembre, opera dal ritmo dirompente e dalla satira sottile che alterna le vicende di un ricco borghese che pur di accedere alla nobiltà si oppone all’imminente matrimonio tra la figlia Lucille e il borghese Cleonte circondandosi di “maestri” che lo sfruttano pur di sottrargli denaro.

Prodotta dal Teatro Stabile di Genoa e dalla Fondazione Teatro Due, l’opera mantiene un ritmo serrato, senza ma incorrere nella banalità, tenendo sempre vigile lo sguardo dello spettatore alternando ironia e dramma, verve e vena recitativa. Il Borghese gentiluomo è la storia di un uomo che non potrà mai raggiungere qualcosa a cui non potrà mai aspirare che Dini ci racconta con quella satira sottile che è il marchio distintivo delle commedie di Moliere. Una vicenda del passato ma contemporanea allo stesso tempo. Perché del sogno irrealizzabile di monsieur Jourdain è contenuto il dramma di un uomo che non potrà mai diventare quello che sogna di essere. Ieri alla nobiltà che non esiste più, oggi a quella cerchia sociale tipica di che vive in luoghi di casta, sconosciuti ai più (lo stesso Dini ha affermato di essersi ispirato a La dolce vita di Federico Fellini ma anche a La grande bellezza di Paolo Sorrentino). La risultante è che tutti i personaggi che gravitano attorno al protagonista finiranno col prendersi gioco di lui fingendo di assecondare i suoi desiderata per ottenere i propri scopi (i nobili decaduti e i suoi insegnanti per insegnargli discipline con l’unico obiettivo di carpirgli denaro, la moglie per far sposare la figlia con il borghese Cleonte che si travestirà da Gran Turco).

Ne esce un’opera fluida, senza tentennamenti, che immerge lo spettatore in un’atmosfera d’altri tempi con lo sguardo fisso sul presente. Una nota di merito per l’interpretazione di Orietta Notari, moglie di monsieur Jourdain. Spettacolo da vedere.

Su Tomaso Torre

Giornalista pubblicista dal 2003, è fondatore e direttore responsabile di GOA Magazine. Appassionato di arte, cultura e spettacoli ha collaborato per anni con diverse testate locali occupandosi di cronaca ed attualità, sport e tempo libero. “Ho sempre coltivato il sogno di realizzare un prodotto editoriale dinamico e fluido che potesse rispondere alle esigenze informative di un pubblico sempre più competente ed avanguardista”.

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