I monumenti della Liguria si colorano di rosso per la Giornata Mondiale contro l’AIDS

Di il 27 Novembre 2020

GENOVA – In occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS, Anlaids Liguria lancia sui social network la campagna “Per chi vede oltre”. I monumenti liguri si illumineranno di rosso nella giornata del 1 dicembre. Un’iniziativa volta alla sensibilizzazione e alla necessità di non smettere di pensare alle malattie, come l’AIDS, che continuano ad affliggere la nostra società anche in periodo di pandemia COVID-19.

«Oggi si sente parlare spesso di virus, tanto – giustamente – di Covid19, poco di HIV. Ma anche in epoca di pandemia ANLAIDS Liguria non si ferma e vuole fare sentire la sua voce e riportare, almeno per un giorno, l’attenzione sull’HIV» commenta l’avvocato Maria Viscolicomponente del consiglio direttivo di ANLAIDS Liguria e di ANLAIDS ONLUS. «Quest’anno abbiamo avuto l’onore di ricevere il patrocinio del Comune di Genova, che ringrazio, alle nostre iniziative. Sui nostri canali social Facebook e Instagram, in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS del primo dicembre, verrà pubblicata la campagna “Per chi vede oltre”, creata dai nostri volontari in collaborazione con “Being Positive-Comunicare l’HIV”, che con un filo di ironia sottolinea l’importanza della consapevolezza e della responsabilità individuale ai fini della prevenzione. Una campagna da scoprire giorno per giorno fino al primo dicembre, quando ospiteremo anche un artista e comico che da anni collabora con la nostra associazione e ci sostiene. Inoltre, visto che purtroppo non potremo essere presenti con i nostri medici volontari, come ogni anno, ad offrire gratuitamente il test HIV, abbiamo deciso di fare sentire simbolicamente la nostra presenza con l’illuminazione di alcuni monumenti rappresentativi di Genova (la fontana di Piazza De Ferrari, la Lanterna e la ruota panoramica del Porto Antico) e della Liguria, grazie alla collaborazione delle amministrazioni locali. Seguite la sera del primo dicembre i nostri canali social per scoprirli uno a uno».

HIV/AIDS in Liguria e a Genova: numeri stabili e diagnosi tardive

In Liguria ci sono circa 100 nuove diagnosi di infezione da virus HIV ogni anno. I casi di AIDS sono stabili intorno ai 15-20 l’anno. Come il resto d’Italia, anche la Liguria soffre di un aumento dei casi di HIV nella popolazione giovanile, intesa nella fascia 18-35 anni, dove i comportamenti sessuali sono più a rischio. «Da queste statistiche  emergono due aspetti preoccupanti» afferma il dott. Giovanni Cassola, ex direttore del reparto di malattie infettive dell’Ospedale Galliera di Genova e vicepresidente di Anlaids Liguria. «Anzitutto, il fatto che siano costanti  negli ultimi anni deve essere considerato come un elemento negativo. In secondo luogo, un’ampia parte di coloro che scoprono di essere affetti, circa il 40%, si registra uno stadio della malattia già avanzato».

«Questo dato costante rappresenta un fatto grave, poiché siamo di fronte a una patologia per la quale esistono diversi strumenti di prevenzione, in virtù dei quali un decremento è un obiettivo perseguibile. Ne consegue che l’ignoranza rappresenta il principale ostacolo da affrontare» aggiunge il dott. Cassola.

«L’impatto del COVID ha provocato una ulteriore difficoltà di accesso alle strutture sanitarie sia per problemi di salute sia per l’esecuzione del test HIV. Restiamo in attesa dei dati aggiornati al 2021 per valutare le conseguenze di questa situazione. Ciò che già da ora notiamo è un ulteriore diminuzione dell’attenzione e della propaganda contro questa malattia».

Lavorare su prevenzione e informazione è un passaggio essenziale per ridurre le nuove infezioni. «Sappiamo come evitare il virus; adesso manca la comunicazione per arrivare a luoghi chiave come scuole, uffici e altre comunità pertanto dobbiamo fare di tutto per implementare il messaggio. Chiunque dovrebbe conoscere l’HIV ed inoltre sottoporsi almeno una volta al test, oltre a osservare le norme di prevenzione dovute» prosegue Cassola. Il test HIV in Liguria viene fatto nei 6 centri di malattie infettive e in tutti i laboratori periferici.

Il secondo punto critico è dato dal fatto che un alto numero di pazienti (circa il 40%) arriva a fare il test in uno stadio avanzato della malattia: a questi soggetti, i cosiddetti “late presenter” viene diagnosticata quando le difese immunitarie sono più basse di 300-350 cellule CD4, la soglia per indicare lo stato di difesa immunitaria di una persona.

C.S.

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