GLI EX-OTAGO TORNANO A ESIBIRSI A CASA. «GENOVA È UN BEL POSTO PER INCENDIARSI»

Di il 9 Luglio 2024

Il gruppo suonerà all’Arena del Mare il 12 luglio nell’ambito del Live in Genova in Festival con il loro concerto “Tu non tradirti mai”. Goa Magazine li ha intervistati a pochi giorni dall’evento per conoscere le loro emozioni riguardanti il ritorno sulle scene

di Alessia Spinola

GENOVA – Gli Ex Otago sono pronti a incendiare Genova, la loro città Natale, con tutto il fuoco che hanno accumulato in questi anni di pausa con il loro live il 12 luglio all’Arena del Mare “Tu non tradirti mai”. Il concerto è inserito all’interno della rassegna Live in Genova Festival. Si tratta di una data dedicata alla città che rafforza ancora di più il legame tra la band e il capoluogo ligure e per l’occasione Goa Magazine li ha intervistati a pochi giorni dall’evento. I membri del gruppo si sono aperti raccontandoci i loro timori, il loro raccoglimento e, ovviamente, i loro auguri, a loro stessi e ai giovani artisti emergenti, con un appello alle istituzioni: più spazi sociali culturali in cui far crescere i ragazzi.

Cosa si prova a tornare a suonare a casa?

Maurizio Carucci: Senza dubbio un certo imbarazzo e un po’ di paura, ma fa parte del gioco, altrove non viviamo queste sensazioni così elementari e fanciullesche.

Simone Bertuccini: È una grande emozione, torniamo a Genova dopo quattro anni di assenza nella nostra città, quindi c’è un grande minestrone di emozioni, una grande attesa e una grande felicità perché ci eravamo lasciati con il concerto di Genova all’RDS il 15 febbraio 2020, cinque giorni prima dello stop, e andiamo così a chiudere un altro cerchio.

In un periodo e in una società in cui fermarsi è paragonabile a una rivoluzione, la vostra assenza di cinque anni è sicuramente un grande esempio di prediligiere la qualità alla quantità. A cosa è servito prendervi questo periodo di pausa? Com’è stato ritrovarvi?

MC: L’intento era proprio quello di prediligere la quallità, non sempre ci riusciamo (ride). Fare arte è un qualcosa di ingovernabile e questa è la sua componente più affascinante. Prendersi una pausa è servito banalmente a farci tornare insieme, nel senso che secondo noi c’è bisogno di silenzio per dire qualsiasi cosa, e quindi prima di fare un disco c’è bisogno di raccoglimento e di capire cosa si vuol dire, se si vuol dire qualcosa.

In un’altra intervista vi eravate definiti “incinti”: cos’avete partorito per questo live?

MC: Abbiamo partorito un concerto che prima di tutto ci fa divertire, non vediamo l’ora di suonare e questo per noi è già tanto perché, come spesso accade, se chi fa musica si emoziona è molto probabile che lo faccia anche chi lo ascolta. Siamo ottimisti, non vediamo l’ora di liberarci e di liberare tutto il fuoco che abbiamo accumulato in questi anni e sappiamo che Genova è un bel posto per incendiarsi.

Considerando il titolo del vostro ultimo album “Auguri”, qual è l’augurio che fate a voi stessi e a tutti gli artisti emergenti?

MC: L’augurio è quello di prediligere sempre la propria idea di musica, di mondo e di vita, senza pensare a nessun tipo di logica, nessun mercato o condizione culturale o sociale: se hai in testa una melodia o una canzone, è giusta. Quello che possiamo consigliare è di seguire sempre questo soffio che è l’arte. Questo è un concerto rivolto soprattutto alla nostra città e ci piacerebbe che le nostre istituzioni e chi ci governa pensassero un po’ di più alla costruzione e all’organizzazione di spazi sociali culturali dove le persone possono esprimersi, i ragazzi possono crescere, mischiarsi e incontrare occasioni di crescita, piuttosto che investire in “pestelli” galleggianti che vagano nei mari d’Europa, perché oltre ad essere di cattivo gusto mi pare che servano a ben poco.

Olmo Martellacci: Di non tradirsi mai e di inseguire la propria linea.

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Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela Biagini

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