Covid 19, arriva lo spray nasale: i primi test al San Martino di Genova

Di il 13 Maggio 2021
San Martino

GENOVA – Partirà lunedì prossimo, presso l’Ospedale Policlinico San Martino, il primo studio clinico condotto sull’uomo, per valutare l’efficacia di uno spray nasale nel trattamento di pazienti positivi al Covid 19 che presentino un quadro clinico lieve.

Si tratta di una soluzione acquosa di lavaggio che contiene acido ipocloroso, una sostanza antimicrobica prodotta anche dalle cellule del nostro sistema immunitario.

La sperimentazione, condotta dall’Unità Operativa di Igiene, diretta da Giancarlo Icardi, mira a verificare, su un totale di cinquantasette pazienti arruolati, la sicurezza e l’efficacia dello spray nasale nel ridurre la carica virale presente nelle alte vie respiratorie. Una riduzione significativa della carica virale nel naso significherebbe due cose. Un migliore decorso della malattia e una riduzione del periodo di contagiosità dei pazienti. Ma anche una riduzione della probabilità di trasmissione del virus anche ad altri soggetti.

Giovanni Toti: «Sono orgoglioso del lavoro fatto dal San Martino»

«L’Ospedale Policlinico San Martino» – commenta il presidente della Regione Liguria e assessore alla Sanità Giovanni Toti«hub regionale per l’emergenza Covid, si conferma un’eccellenza nazionale. Non solo nella gestione della pandemia e nel trattamento dei pazienti ma anche sotto il profilo della ricerca, grazie al professor Icardi e al direttore scientifico professor Uccelli. Se gli esiti di questa sperimentazione saranno positivi, avremo di sicuro un’arma in più. Straordinaria anche per semplicità di utilizzo, insieme alla campagna vaccinale che prosegue senza sosta».

«Su queste premesse incoraggianti è stato disegnato uno studio clinico per valutare se la soluzione spray sia sicura ed efficace. Sarà usata per irrigare, idratare e pulire le mucose nasali dalle tre alle cinque volte al giorno a intervalli regolari» – spiega Giancarlo Icardi. «Diminuire la quantità di virus presente nel naso potrebbe infatti ridurre la contagiosità dei pazienti. Ma anche prevenire l’insorgenza di sintomi più gravi e migliorare il decorso della malattia nella fase iniziale. Se SARS-CoV-2 è presente in minor quantità nelle alte vie respiratorie, si abbassa infatti la probabilità che possa scendere nelle vie aeree inferiori danneggiando i polmoni».

C.S.

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