Convegno a due sessioni a Palazzo Tursi: nuove soluzioni per i “Musei dei Maestri”

Di il 22 Gennaio 2018

GENOVA – A Palazzo Tursi, nella Sala di Rappresentanza, doppio appuntamento (24 gennaio e 18 aprile) con il convegno “Rinnovare I Musei Dei Maestri”.

 

I “musei dei maestri” (a Genova, Milano, Pisa, Verona, Padova, Venezia, Possagno, Palermo) ben rappresentano l’inizio di due fenomeni che, a partire dal dopoguerra, hanno ridefinito molti comportamenti nella società occidentale: la disciplina museale e il design. A circa sessant’anni di distanza, la quasi totalità di questi musei affronta la stagione del rinnovamento rispetto al maggior numero di visitatori, alle normative sulla sicurezza e sul risparmio energetico, e alle nuove soluzioni illuminotecniche e ai nuovi modi di comunicare il patrimonio. Si profilano interventi su architetture particolarmente delicate, in quanto esempi di straordinarie ibridazioni: innesti di allestimenti razionalisti in antiche dimore e luoghi monumentali.

 

Al Convegno sono previsti interventi dei più importanti studiosi in materia, insieme ai dirigenti del Ministero e degli enti locali.

 

Nella prima sessione del 24 gennaio si discuterà la problematica generale, che nasce dal conflitto tra innovazione del percorso espositivo, restauro e adeguamento alle norme dell’edificio ospitante, da una parte, e tutela di allestimenti che sono ormai beni culturali in sé, dall’altra.
Nella seconda sessione del 18 aprile verranno analizzati i casi-studio dei musei albiniani degli Eremitani a Padova e di Palazzo Rosso, Sant’Agostino e San Lorenzo a Genova e di quelli scarpiani di Castelvecchio a Verona e dell’Accademia a Venezia.

 

Il convegno è curato da Enrico Pinna, presidente Ams (Architettura Modernità e Scienza) e da Vincenzo Tiné, Soprintendente Abap Liguria.

 

«Nel panorama generale – fa notare l’architetto Pinna – i “musei dei maestri” sono una piccola minoranza da trattare con metodo clinico. Una soluzione possibile, ai fini della miglior tutela, è quella ipotizzare il vincolo per una serie di allestimenti in quanto “cose mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico».
(C.S.)

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