Cinema City, in programmazione fino al 6 novembre il ciclo “Commedie e Proverbi” di Éric Rohmer

Di il 7 Ottobre 2024

GENOVA – I sei capolavori del ciclo “Commedie e proverbi” di Éric Rohmer verranno proiettati restaurati e in versione originali con sottotitoli in italiano fino al 6 novembre al cinema City. Le pellicole sono in programma ogni lunedì, martedì e mercoledì. “L’amico della mia amica”, il primo film del percorso cinematografico è già stato presentato nei primi giorni di ottobre. Affianca la rassegna la pubblicazione realizzata per l’occasione da Luca Malavasi, docente di Storia e analisi del film all’Università di Genova, a disposizione nel foyer.

Éric Rohmer (1920 – 2010) è stato un regista, sceneggiatore, scenografo, critico e scrittore, che ha segnato la storia della cultura internazionale in particolare come membro del gruppo fondatore della Nouvelle Vague, movimento cinematografico sorto nel secondo dopoguerra, e come critico sui “Cahiers du cinéma”sin del 1951, all’inizio della magnifica avventura di questa leggendaria pubblicazione. Ha realizzato ventitré film, la maggior parte dei quali organizzati in tre cicli narrativi: “Sei racconti morali” (1962-1972), “Commedie e proverbi” (1981-1987) e “Racconti delle quattro stagioni” (1990-1998). Ha lavorato con un ristretto gruppo di collaboratori, esprimendo un cinema caratterizzato da conversazioni espresse con una naturalezza solo apparentemente casuale, in cui ognuno può riconoscere la propria realtà fatta di dubbi, tentativi, sorprese e insospettabile incanto. «Il ciclo “Commedie e proverbi” – scrive Luca Malavasi – è stato definito post-femminista per come si concentra sul racconto di giovani donne tra i venti e i trent’anni (con l’eccezione dell’adolescente Pauline), donne che studiano o lavorano, indipendenti e determinate, spesso prive di solidi legami amicali o famigliari oppure in fuga da rapporti in cui non si riconoscono. In tutti i casi donne che, senza alcun timore della sofferenza e della verità, interpretano in modo originale e coraggioso la ricerca della felicità».

Ne “Il bel matrimonio” (1982), al City dal 7 al 9 ottobre, Sabine (Béatrice Romand) intende sposarsi il prima possibile. Una decisione che nasce anche come reazione al rapporto che la lega a un pittore, sposato e con figli: il matrimonio di Sabine assume fin da subito il carattere di una dimostrazione teorica, e il “bello” del titolo sta a indicare prima di tutto una bellezza morale. L’inversione dell’ordine dei fattori, per cui la decisione di sposarsi viene prima di avere trovato qualcuno da sposare, assume anche il significato di un’affermazione di potere su uomini e sentimenti.

In “Pauline alla spiaggia” (1982), al City dal 14 al 16 ottobre, descrive la vacanza della quindicenne Pauline (Amanda Langlet) in Normandia, dove si trova la cugina Marion (Arielle Dombasle), più grande di lei e alle prese con le girandole degli amori che nascono e muoiono d’estate. «L’amore è una specie di follia», osserva alla fine Pauline, dopo avere ascoltato le confidenze e avere assistito ai rituali di seduzione e corteggiamento.

“Le notti della luna piena” (1984), al City dal 21 al 23 ottobre, parla di Louise (Pascale Ogier) un’arredatrice d’interni che decide di dividersi tra la casa che condivide con il compagno a Marne-la-Vallée e un piccolo appartamento a Parigi dove sperimenta la desiderata solitudine. Ma la doppia vita di Louise si rivela come un esperimento per certi aspetti pericoloso. Del cast fa parte un giovanissimo Fabrice Luchini.

“Il raggio verde” (1986), al City dal 28 al 30 ottobre, è forse il film più famoso di Rohmer, vincitore delLeone d’Oro a Venezia. Siamo un’altra volta d’estate e il tema è ancora le vacanze. Delphine (Marie Rivière), segretaria in un ufficio parigino, ha chiuso l’ufficio ma non ha ancora deciso dove andare. Il film descrive questo vuoto che si riempie di relazioni, proposte di viaggi, sorprese, incontri. 

Infine, “L’amico della mia amica” (1987), al City dal 4 al 6 novembre, è il film che più di ogni altro fa emergere l’esistenza di un minimo comune denominatore nelle storie di “Commedie e proverbi”. Il tema comune è il cambiamento, in un gioco di simmetrie sentimentali in cui i personaggi sembrano affrontarsi come poli opposti, al tempo stesso contradditori e complementari. Accade fra le due amiche Blanche (Emmanuelle Chaulet) e Léa (Sophie Renoir), il fidanzato e il corteggiatore di quest’ultima, ruoli che possono facilmente cambiare. Come sempre, le parole dissezionano realtà e sentimenti, fino a trasfigurare i fatti.

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C.S.

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