Al Teatro Cargo è “Buio a Mezzogiorno”

Di il 10 Novembre 2016

La stagione 2016/2017 di Teatro Cargo prosegue venerdì alle ore 21 nella sala di piazza Odicini a Voltri con “Buio a mezzogiorno”, uno spettacolo diretto da Laura Sicignano e basato sull’omonimo romanzo di Arthur Koestler. Prodotto dal Teatro della Tosse, dove ha debuttato l’anno scorso, in collaborazione con Cargo, è interpretato da Aldo Ottobrino, Pietro Fabbri, Gianmaria Martini, Massimiliano Caretta e Matteo Sintucci. Le scene sono di Emanuele Conte.

Il biglietto è disponibile a 16 euro (intero) e 14 euro (ridotto), sia al botteghino un’ora prima dello spettacolo, sia on line sul sito Happyticket. Prenotazione ai numeri 010 694240 o 010 694029 e su promozione@teatrocargo.it.

Il romanzo Buio a mezzogiorno, scritto da Arthur Koestler nel 1940 e pubblicato in Italia per Mondadori sei anni dopo, descrive la parabola di Rubasciov, un militante del Partito Bolscevico sovietico, che cade vittima del sistema di persecuzione di cui lui stesso aveva fatto parte. La storia valse al suo autore l’ostilità di numerosi intellettuali di sinistra vicini al partito comunista. Kostler cadde in una profonda depressione, ma non si riavvicinò mai al partito, assumendo anzi una posizione fortemente anticomunista.

Laura Sicignano ne fa uno spettacolo sul tema dei totalitarismi, della rivoluzione, della manipolazione delle masse, della strumentalizzazione degli ideali, della guerra come strumento di liberazione, sul capro espiatorio sociale, sui meccanismi del potere. Come può un uomo arrivare ad uccidere, farsi uccidere, tradire,distruggere, in nome della salvezza dell’umanità? Il fine giustifica i mezzi.

Uno spettacolo tutto al maschile, con interpreti di potente intensità espressiva, in uno spazio astratto, visionario, animato da suoni e immagini che dialogano con il testo, dove si consuma l’ultimo atto di  un martire silenzioso, sconfitto, ma titanico. Uno spettacolo sui grandi interrogativi del potere in rapporto all’individuo. Buio a mezzogiorno di Arthur Koestler è un romanzo, notissimo alla generazione del dopoguerra, ancora di attualità: è il ritratto di un’epoca leggendaria e feroce, il periodo più cupo dello stalinismo; ma è anche il ritratto di un uomo, Rubasciov, che, dopo aver speso tutta la propria vita in lotta per l’ideale magnifico della salvezza dell’umanità attraverso la Rivoluzione, si trova a fare i conti con il fallimento. Fallimento della Grande Idea. Fallimento personale. La sua radicale scelta di vita fu quella di cancellare il privato, l’Io, a favore dell’Idea, dei Noi. Fino alle estreme conseguenze.

 

(C.S.)

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