“Akira Kurosawa riscoperto e restaurato”: al Club Amici del Cinema di Sampierdarena una rassegna dedicata al regista giapponese

Di il 20 Marzo 2025

GENOVA – Da venerdì 21 marzo martedì 22 aprile, il Club Amici del Cinema di Genova Sampierdarena (via Carlo Rolando, 15) presenta “Akira Kurosawa riscoperto e restaurato“, una rassegna di cinque capolavori restaurati del grande regista giapponese distribuiti dalla Cineteca di Bologna nell’ambito del progetto “Il Cinema Ritrovato. Al cinema“.

Realizzati per la casa di produzione Toho tra il 1949 e il 1962, i titoli che compongono la retrospettiva sono Cane randagio (venerdì 21, sabato 22 e martedì 25 marzo), Vivere (venerdì 28 sabato 29 marzo e martedì 1 aprile), I sette samurai (venerdì 4, sabato 5 e martedì 8 aprile), Yojimbo/La sfida del samurai (venerdì 11, sabato 12 e martedì 15 aprile) e Sanjuro (giovedì 17, sabato 19 e martedì 22 aprile). I film saranno proiettati in versione originale con sottotitoli in italiano.

Con questa rassegna, il Club Amici del Cinema prosegue i suoi omaggi ai grandi classici della storia del cinema, una delle linee editoriali più importanti e riconoscibili del cineclub, come dimostrano le retrospettive che l’anno scorso dedicò a Buster Keaton e Yasujiro Ozu, altro importante maestro del cinema nipponico.

“Discendente di una famiglia di samurai – racconta il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli –, conoscitore della cultura occidentale, Kurosawa firma la sua prima regia nel 1942. Il primo film che presentiamo è Cane randagio (1949), un poliziesco serratissimo, con una storia simile a Ladri di biciclette, dove però il derubato è un giovane poliziotto a cui viene sottratta la pistola d’ordinanza. È anche l’inizio di uno dei più leggendari sodalizi della storia del cinema, quello con Toshiro Mifune, e la prima di sei collaborazioni con lo sceneggiatore Ryuzo Kikushima. Il secondo, Vivere (1952), è considerato da alcuni critici il suo capolavoro; mai distribuito in Italia, è un percorso di scoperta di sé, il racconto di un’avventura interiore scatenato dall’approssimarsi della morte. I sette samurai, il film giapponese più noto in Occidente, fu conosciuto all’estero, fino agli anni Ottanta, in una versione mutilata di un’ora, dove i samurai erano solo quattro… Mai distribuito in Italia in versione integrale, è un’ode umanista alla resistenza morale contro la sfiducia e la disperazione. Adorato dai contemporanei – Fellini avrebbe modellato il trucco, i vestiti e la camminata di Gelsomina nella Strada pensando ai samurai – ha influenzato profondamente i grandi riformatori del cinema hollywoodiano, da Peckinpah, a Coppola e Lucas. Infine La sfida del samurai (1961) e il suo sequel Sanjuro (1962), due parodie della violenza, opere senza le quali non ci sarebbe stato Sergio Leone e probabilmente nemmeno Quentin Tarantino”

CS.

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