A voi la scelta: Satura Art Gallery inaugura cinque nuove mostre

Di il 22 Febbraio 2018

GENOVA – La galleria d’arte contemporanea Satura ospita l’inaugurazione di cinque esposizioni, tra cui quella dedicata al “dopo Fiera” di ArteGenova, tutte previste per sabato 24 febbraio alle ore 17.

 

La sede di Piazza Stella 5/1 dà il via a una nuova stagione di arte. Ben cinque le mostre che resteranno visibili al pubblico fino al 7 marzo dal martedì al sabato dalle 15 alle 19.

 

  • “ArteGenova 2018 il dopo fiera” rassegna d’arte contemporanea a cura di Mario Napoli.
    Conclusasi con successo anche questa quattordicesima edizione di ArteGenova, torna quella che per Satura art gallery è la sua prosecuzione più naturale: “Il dopo Fiera”. Per il sesto anno consecutivo la rassegna occupa Palazzo Stella per continuare un percorso tra riflessione, estetica e mercato che il popolare evento genovese anche in questo 2018, come da tradizione, è riuscito a segnare perfettamente. Nuovo spazio ai lavori degli artisti professionisti con cui Satura sta sviluppando un progetto continuativo di promozione volto al loro inserimento nel sistema dell’arte.
    Un’occasione per Satura di rinnovare il proprio approccio responsabile verso l’espressione visivo-contemporanea, confermando quella fruttuosa e dinamica congiunzione tra intenti e risultati che in oltre vent’anni l’hanno caratterizzata.
  • “Oniriche realtà”, mostra retrospettiva di Attilio Mangini a cura di Mario Napoli.
    Per Attilio Mangini il nesso fra arte e vita si è rivelato inscindibile come per pochi altri. Infatti, dopo aver frequentato l’Accademia Ligustica di Belle Arti, si trova a svolgere i lavori più disparati, tra cui l’operaio nel Porto di Genova, e ognuno di essi, nessuno escluso, si ritrova nella sua pittura, impregnata dell’atmosfera del boom economico, misto di rigore metallico e brulicante umanità. Balza poi, ufficialmente, agli onori della cronaca culturale nel 1946, con la partecipazione alla Mostra d’Arte Marinara a Palazzo San Giorgio e, successivamente, rientrando tra i protagonisti (nel 1950) della XXV Biennale d’Arte di Venezia.
    La Genova di una socialità operaia conosciuta in prima persona e dunque raccontata in tutte le sue vicissitudini come anche nei suoi inaspettati spiragli di grazia, con precisione espressiva ed attenzione filo-documentaristica verso un modus vivendi costituito da luoghi e umori unici nel loro genere.
  • “Spazi aperti” mostra personale di Franco Dallegri a cura di Flavia Motolese.
    L’attenzione rivolta alla realtà fenomenica (colta nelle sue varie manifestazioni) viene declinata e trasposta in chiave astratta e rigorosamente nitida.
    Questa mostra vede un’ulteriore evoluzione del lavoro dell’artista che prosegue quel processo di indagine del reale volto alla sua trasposizione nell’opera d’arte. La ricerca di Dallegri è sempre stata caratterizzata da un’attenta e pertinente analisi del mondo oggettivo, delle sue possibilità rappresentative e dallo studio delle tecniche dei maestri dell’arte moderna e contemporanea: fondamentale in questa fase la lezione di Henry Moore e Alexander Archipenko.
  • “Classicità reinventata” mostra personale di Leonardo Lustig a cura di Elisa Podestà.
    Per quanto sia, nell’opera di Leonardo Lustig, l’identità della scultura una sorta di soggettiva esplorazione sensoriale delle idee di forma (condizionata dai codici michelangioleschi del togliere) pur vi si avvertono, allo stato dei fatti, le inevitabili modificazioni provocate dal divenire storico dell’espressività plastica.
    Nella scultura di Lustig, infatti, l’oggettiva identità originale nel fare plastico è evidente; l’artista ha scelto, preminentemente, il versante figurativo nella direzione di quel realismo e di quell’espressionismo evocativo e arcaicizzante che trovarono le proprie ragioni nel rapporto effettivo organizzato con i materiali scelti (dal gesso al cemento, dalla terracotta alla pietra e al marmo), con la modulazione delle forme nello spazio e con il significato simbolico dell’idea che esse esprimono.
  • “Astrazione concreta” mostra personale di Mario Puppo a cura di Andrea Rossetti.
    Un artista attratto dalla concentrazione massiva di inflessioni visivo-culturali, ecletticamente collezionate e che riuniscono entro una stessa esigenza espressiva (e in tecnica calcografica) esperienze surrealiste a reminiscenze metafisiche. Fino all’astrazione dichiarata e ri(n)tracciata ricordando la determinazione astratta ed assiale di Frank Stella, che l’artista genovese riordina con nuovo rigore metodico, riconducendo le simmetrie lineari dell’americano alla precisione (ancor più concreta e distaccata) delle texture grafiche tipiche di certi metodi a stampa.

 

(C.S.)

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