EFFETTO COPRIFUOCO, IN CENTRO STORICO È GIÀ ALLARME ROSSO

Di il 18 Ottobre 2020

Nel fine settimana locali deserti e incassi dimezzati. La movida si spegne ma Toti assicura: “Non ci saranno ulteriori strette per bar e ristoranti”

GENOVA – Nel primo week-end dopo l’approvazione del nuovo decreto del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il Centro Storico di Genova, cuore pulsante e centro nevralgico della movida, si ritrova improvvisamente in un coprifuoco di fatto. Incassi dimezzati per bar e ristoranti, vicoli e piazze semi-deserte per l’intero fine settimana: nonostante il limite per la chiusura sia stato fissato per le 24 il nuovo provvedimento del governo sembra aver inferto un colpo ferale al commercio by night. Spaventata dai numeri dell’epidemia, che anche in Liguria non sembra arrestarsi, il popolo della notte ha optato per la prudenza evitando di affollare i vicoli e le piazze della città vecchia e scegliendo soluzioni alternative per trascorrere il fine settimana.

Toti: “Non replicheremo il modello francese”

In soccorso allo scenario da apocalisse per le molte attività strette dalla morsa dell’epidemia e delle restrizioni arrivano le parole del governatore della Liguria, Giovanni Toti, che esclude, per ora, ulteriori restrizioni per bar e ristoranti. “È finita da poco la riunione tra le Regioni e il Governo, con il Ministro della Salute Speranza e quello dei Rapporti con le Regioni Boccia – ha spiegato ieri Toti attraverso il suo canale Facebook -. Stiamo lavorando ad alcuni interventi che al momento escludono il coprifuoco modello francese e ulteriori strette a bar e ristoranti, tra le attività più colpite dalla crisi, che però devono continuare a rispettare le regole con grandissimo rigore”.

Sul tavolo della discussione è finita anche la questione del trasporto pubblico su cui Toti sembra avere le idee chiare. ” Per evitare sovraffollamenti sui mezzi pubblici potrebbe essere introdotta un po’ di didattica a distanza a rotazione per le ultime classi degli istituti superiori e incentivato lo smart working – conclude -. La nostra sanità oggi è molto più preparata a reggere l’urto del Covid rispetto alla scorsa primavera e la Liguria ha già messo in campo strumenti su cui adesso si lavora anche a livello nazionale, come l’accordo con i medici di famiglia, che ringrazio ancora per la collaborazione.  Sappiamo che la situazione è seria e va gestita con attenzione ma senza lasciarsi travolgere dall’emotività e dalla paura. Anche stavolta supereremo tutto, come siamo abituati a fare”.

Nel primo venerdì dopo il nuovo decreto del presidente del consiglio, i vicoli di Genova si ritrovano in un coprifuoco di fatto. Nonostante il limite per la chiusura di ristoranti e locali sia stato fissato per le 24, alle 22 il centro storico è già un deserto. É l’agonia della movida, spaventata dai numeri dell’epidemia che vedono nel centro storico una delle zone più rosse della Liguria.
Nel cuore della città, in via San Lorenzo, c’è un silenzio surreale. Il brusio arriva solo da qualche vicolo in lontananza, dove le eccezioni provano a lottare. In piazza delle Erbe, complici i maggiori spazi a sedere, si mette in atto la resistenza. Tra plexiglass, dehors e sanificazioni si cerca di ottimizzare il tempo a disposizione, ma la movida non c’è più, i numeri sono impercettibili.
Si parla dell’80% in meno di incassi rispetto ai venerdì pre Covid, cifre irrisorie con le quali si riesce a malapena a coprire i costi d’apertura. Le organizzazioni di categoria sono in fermento, in attesa delle annunciate nuove restrizioni. E nessuno si avventura in previsioni.

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