“Michelangelo divino artista” a Palazzo Ducale

Di il 6 Febbraio 2020

GENOVA-Scultore, pittore, architetto e poeta, Michelangelo Buonarroti fu un artefice di opere incomparabili per tensione morale, energia della forma, complessità dei concetti espressi. Alla figura di Michelangelo, che può dirsi unica nella storia della civiltà occidentale, e alla sua unicità che ancora oggi appare intramontabile, Genova dedica la mostra Michelangelo divino artista, prodotta e organizzata da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e dall’Associazione Culturale MetaMorfosi e curata da Cristina Acidini con Elena Capretti e Alessandro Cecchi.

Da giovedì 26 marzo al 19 luglio 2020 Palazzo Ducale presenta un percorso espositivo che concentra un’attenzione speciale su un particolare aspetto dell’unicità del maestro toscano: gli incontri eccezionali che costellano la biografia del Buonarroti.

Nella sua vita prodigiosamente lunga e operosa, infatti, l’artista fin dalla prima adolescenza fu in contatto, grazie al suo talento e, in seguito, alla sua fama, con personaggi d’alto rango dell’età rinascimentale, in posizioni chiave nella politica, nella religione, nella cultura. Nessun altro artista ha mai potuto vantare, né può oggi vantare, d’aver frequentato sotto il loro stesso tetto due futuri pontefici da giovinetti (Leone X e Clemente VII, di stirpe medicea), o di aver servito ben sette papi, o di aver intrattenuto rapporti diretti con mecenati della grandezza di Lorenzo il Magnifico e dei reali di Francia, Francesco I di Valois e la nuora Caterina de’ Medici.

Generoso e sospettoso, schietto e prudente, amabile e brusco, Michelangelo è uomo dalle mille contraddizioni, che emerge più affascinante e carismatico ogni volta che si riprende in considerazione l’immensa mole dei capolavori da lui creati e dei documenti che ci guidano a ricostruirne la vita, l’opera, le relazioni e gli affetti. I rapporti intessuti da Buonarroti con famigliari, committenti e amici conoscono molteplici registri e variabili corrispondenze. Mai si sposò né ebbe figli, ma ebbe rapporti stretti con la famiglia d’origine. Per sua scelta visse modestamente, così da assistere i parenti fiorentini, lasciando però agli eredi grandi ricchezze. A Roma si legò con affetto sincero ad amici come Tommaso Cavalieri, giovane di “incomparabile” bellezza e di raffinata cultura, e Vittoria Colonna, marchesa di Pescara, che si fece interprete delle inquietudini religiose del suo tempo.

La narrativa storica e storico-artistica che ne risulta non mancherà di stupire in mostra. Michelangelo attraversò quasi un secolo, in un tempo di guerre, di violenze e di cruciali rivolgimenti (quando prese forma lo scenario politico europeo nel quale tuttora ci muoviamo), mantenendosi vicino al potere senza farsene distruggere e neppure troppo condizionare, in ragione del suo carattere indipendente e risoluto.

Poté assistere, spesso prendendovi parte, agli ultimi splendori dell’età di Lorenzo il Magnifico e alla cacciata della famiglia Medici, alla predicazione apocalittica del Savonarola e alla sua disgrazia, all’ascesa di Roma sotto Giulio II e ai papati dei Medici, alla tragedia del Sacco di Roma e all’assedio delle truppe imperiali alla fragile Repubblica fiorentina, al nuovo autoritario regime mediceo e all’esilio degli oppositori (tra i quali, volontariamente, lui stesso), al nuovo splendore dell’Urbe sotto Paolo III e i suoi successori, alle lacerazioni della Cristianità divisa dagli scismi, al profilarsi della Controriforma e ad altro ancora.

Per la sua poliedrica personalità il Buonarroti venne definito “artista universale” a cominciare da Giorgio Vasari, autore de Le Vite, che con questa formula sintetizzava un giudizio condiviso. Al contempo, proprio Vasari poneva l’artista fiorentino al vertice della storia dell’arte moderna, intesa come progresso, celebrando il Buonarroti, Firenze e i Medici, ‘sovrani’ assoluti di Firenze al tempo di Cosimo I. Simbolo dell’attività quadruplice di Michelangelo sono le quattro corone che gli furono dedicate negli affreschi celebrativi realizzati in Casa Buonarroti a Firenze nei primi decenni del XVII secolo.

Ma il progetto di una mostra su Michelangelo deve sempre fare i conti con l’inamovibilità della grande maggioranza delle opere autografe dell’artista. Si tratta infatti di statue in marmo e di affreschi, divisi tra musei (prevalentemente a Firenze) e i palazzi Apostolici Vaticani. Risulta quindi tanto più eccezionale la presenza in mostra, in Palazzo Ducale a Genova, di due eccelse sculture in marmo di Michelangelo:

  • la Madonna della Scala (1490 circa), capolavoro giovanile dell’artista conservato in Casa Buonarroti a Firenze; un’opera intensa e monumentale a dispetto delle dimensioni ridotte, punto di arrivo di una profonda rivisitazione di modelli antichi e moderni (Donatello) in chiave molto personale.
  • il monumentale Cristo redentore (1514-1516), conservato nella chiesa di San Vincenzo Martire a Bassano Romano(Viterbo), un’imponente statua (h. 250 cm) identificata solo venti anni fa con la prima versione del Cristo redentore in Santa Maria sopra Minerva a Roma, realizzato per Metello Vari e altri cittadini romani: la prima redazione – quella ora a Bassano Romano – era stata infatti abbandonata dal Buonarroti a causa di una venatura del marmo, tutt’ora ben visibile sulla guancia del Cristo.

Oltre alla sculture citate, saranno esposti circa 60 tra disegni autografi e fogli del carteggio di Michelangelo, delle rime e altri suoi scritti originali, in gran parte conservati nella Casa Buonarroti. Fra i disegni risulta una presenza d’eccezione:

  • la Cleopatra (1535), disegno eseguito per Tommaso Cavalieri, uno di quei fogli (rari e straordinari al tempo stesso) realizzati dall’artista come opere grafiche in sé compiute e di superba qualità, concepite come doni privati ad amici (i presentation drawings, secondo una celebre definizione coniata da Johannes Wilde).

Il percorso espositivo (come pure il catalogo e gli apparati multimediali di accompagnamento) sarà composto di sezioni, dedicate ai diversi periodi della lunga vita di Michelangelo, che comprenderanno opere originali di Michelangelo, sculture e disegni in particolare; opere originali di diretti collaboratori, da lui stesso ispirate e guidate; ritratti dipinti e scolpiti, di Michelangelo e dei personaggi storici a lui collegati; medaglie; rime, lettere e, in generale, appropriate testimonianze documentarie e opere d’arte di autori vari.

Per la prima volta in Liguria e tra i primi esempi a livello nazionale la mostra dilaterà i propri confini verso altre città, sulle tracce di una delle frequentazioni più importanti di Michelangelo, Giulio II che come Sisto IV, apparteneva alla famiglia Della Rovere di origine savonese. Questa esposizione sarà quindi il mezzo per la promozione e la riscoperta di autentici tesori nascosti, monumenti, palazzi e opere d’arte sparsi sul territorio regionale; una mostra quindi che non catalizza esclusivamente verso di sé il patrimonio storico artistico, ma che diventa motivo di ricerca di quel patrimonio, dando al proprio visitatore un motivo per spostarsi e conoscere. Sono quindi previsti incroci virtuosi con la Pinacoteca di Savona, con le sue sezioni Sisto IV e il mecenatismo roveresco con opere di Foppa, Mazone e Lorenzo Fasolo e Giuliano della Rovere, vescovo di Savona, futuro Papa Giulio II.

Il percorso espositivo si presenta con un ordinamento biografico ed è articolato nelle seguenti sezioni:

  1. Le origini, la famiglia
  2. A Firenze: i Medici e il Giardino di San Marco
  3. Da Bologna a Roma: dalla fuga alla fama
  4. La Repubblica fiorentina e il gonfaloniere Soderini
  5. Al servizio di Giulio II
  6. Fra Roma e Firenze per i papi Medici: Leone X e Clemente VII
  7. L’assedio nell’ultima Repubblica
  8. Dalla famiglia fiorentina agli amici romani
  1. Trent’anni al servizio dei papi
  2. I Medici e il mito dopo la morte

C.S.

Su Redazione

Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela Biagini

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