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Tutte le mostre dell’estate-autunno 2019 a Palazzo Ducale

GIORGIO DE CHIRICO. IL VOLTO DELLA METAFISICA – Appartamento del Doge, Palazzo Ducale
Fino al 1° settembre
2019, le sale dell’Appartamento del
Doge di Palazzo Ducale accolgono
l’esposizione Giorgio de Chirico. Il
volto della Metafisica, prodotta e organizzata da ViDi, in collaborazione
con Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e la Fondazione Giorgio e Isa de
Chirico. La mostra, curata da Victoria
Noel-Johnson, presenta circa 100 opere, realizzate dal Pictor Optimus
nell’arco della sua intera carriera, provenienti da prestigiosi musei e
collezioni private, oltre che dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di
Roma. La rassegna propone una revisione critica della complessa attività
dell’artista, a cento anni dalla decisione (1919) del Maestro di prendere una
diversa direzione dalla pittura Metafisica (1910-1918) a favore di stili e
tecniche ispirati al Classicismo e ai grandi maestri del passato. In linea con
la posizione che de Chirico ha sempre sostenuto, la mostra evidenzia non un
distacco, ma un’evoluzione sempre più sofisticata. “Come i frutti autunnali – spiega lo stesso de Chirico alle fine del
1918 – siamo ormai maturi per la nuova
metafisica […]. Siamo esploratori
pronti per altre partenze”.
L’esposizione intende promuovere l’interpretazione di una metafisica continua –
sostenuta anche dallo studioso Maurizio Calvesi – laddove l’intero corpus
dechirichiano – nonostante le variazioni di stile, tecnica, soggetto,
composizione e tonalità di colore – è da considerarsi metafisico. Influenzate
dalla filosofia del tardo Ottocento, ed in particolar modo da Nietzsche, le
opere di de Chirico esplorano il capovolgimento del tempo e dello spazio, con
prospettive ed ombre illogiche, utilizzando spesso il dépaysement,
giustapposizioni senza senso di oggetti comuni in ambienti inaspettati, tipiche
dechirichiane. È un mondo enigmatico che trasforma la nostra quotidianità e la
banalità delle cose in rivelazione, portandoci a scoprire il lato metafisico di
ciò che il filosofo-poeta de Chirico offre allo spettatore. Nella stessa
maniera, le sue opere dal 1919 in poi, sia ritratti e nudi sia nature morte e
paesaggi, non solo rappresentano i frutti della sua ricerca sulla tecnica
pittorica, ma costituiscono anche uno sviluppo notevole della sua
interpretazione della metafisica. Le sue copie delle opere degli antichi,
nonché la presenza di appropriazioni e rimandi a quelle dei grandi maestri del
passato e ad altre sue stesse opere in un’esplorazione ininterrotta del tempo
ciclico dove il passato e il presente coesistono sullo stesso piano in una
sorta di eterno ritorno nietzschiano. Scrivendo a Guillaume Apollinaire nel
1916, de Chirico racconta come il filosofo greco Eraclito ci insegna che il
tempo non esiste e sulla grande curva dell’eternità il passato è uguale
all’avvenire. L’obiettivo della mostra è portare avanti tale concetto,
avvalendosi di una struttura divisa per temi piuttosto secondo un ordine
cronologico.
L’articolo dedicato con tutte le informazioni sulla mostra: De Chirico, la Settimanale di Fotografia e Palanche a Palazzo Ducale
LABIRINTO LUZZATI – Sottoporticato, Palazzo Ducale
Dal 1°giugno al 3 novembre 2019, Palazzo Ducale diventa il palcoscenico di una mostra antologica dedicata al grande artista italiano e genovese Lele Luzzati.
Attraverso un percorso tematico e biografico, nel Sottoporticato del Palazzo viene proposto un viaggio nell’arte del Maestro, suddiviso per sezioni, che raccontano la sua arte dagli esordi negli anni ’40 fino agli ultimi lavori scenografici realizzati per il Teatro Carlo Felice di Genova. Infaticabile, intenso e poliedrico, nelle sue opere non ha mai abbandonato quel senso di “joie de vivre”, di innocenza e fantasia che le caratterizza e che questa mostra intende trasmettere al pubblico come parte fondante per comprendere tutta la sua lunga attività artistica.
La mostra promossa dal Comune di Genova, Regione Liguria in collaborazione con MIBAC, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona, Regione Liguria, è curata da Sergio Noberini e organizzata da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e Lele Luzzati Foundation.
L’articolo dedicato con tutte le informazioni sulla mostra: Labirinto Luzzati: la mostra dedicata al grande maestro genovese
INGE MORATH. La vita, la fotografia – Loggia degli Abati, Palazzo Ducale
21 giugno – 22 settembre
“Fotografare è un fenomeno strano. Ti fidi dei tuoi occhi e non puoi fare a meno di mettere a nudo la tua anima”. Questo credeva la straordinaria Inge Morath, fotografa austriaca, famosa in tutto il mondo perché fu la prima donna fotografo a lavorare per l’agenzia Magnum Photos, un mondo che fino agli anni ‘50 era solo declinato tutto al maschile. Palazzo Ducale di Genova presenta una grande retrospettiva di Inge Morath, che offre la stupefacente occasione di conoscere più da vicino e in modo più intenso, la straordinaria arte creativa e la profonda sensibilità di questa meravigliosa fotografa austriaca, ma autentica cittadina del mondo. L’esposizione, curata da Brigitte Blüml–Kaindl, Kurt Kaindl e Marco Minuz, si concentra non solo sulla sua ricca produzione fotografica ma soprattutto sulla sua vita, sulla sua sensibilità, sulla sua anima. Il lavoro di Inge Morath, prima di ogni cosa, è la testimonianza di un rapporto, di una passione, di una necessità con la fotografia. Le oltre 150 immagini e le decine di documenti offrono la più ampia ed esaustiva panoramica sullo straordinario lavoro prodotto da Inge Morath, ripercorrendone l’intera carriera, ma anche regalando al visitatore curioso e appassionato, uno squarcio significativo sulla personalità così sensibile della fotografa austriaca. Nel corso della sua carriera ha realizzato reportage fotografici in Spagna, Italia, Medioriente, America, Russia e Cina. Non ha affrontato mai questi viaggi con superficialità, bensì con serietà, studiando la lingua, le tradizioni e la cultura di ogni regione dove si recava. Era capace di parlare correntemente tedesco, inglese, francese, spagnolo, rumeno, russo e mandarino. Che si trattasse di persone comuni o personaggi pubblici il suo interesse era identico e s’indirizzava sempre verso l’intimità di ciascuno.
ALLA CONQUISTA DELLA LUCE. LE SCULTURE DI PABLO ATCHUGARRY – Salone del Maggior Consiglio, Palazzo Ducale
6 luglio – 25 agosto 2019
La mostra “Alla conquista della luce” esprime compiutamente lo spirito creativo di Pablo Atchugarry (nato a Montevideo nel 1954), un artista capace di interrogare il marmo attraverso un gesto di seduzione tattile che travalica e vanifica l’idea del tempo. La sua conquista dell’astrazione passa infatti attraverso una classicità che rimanda all’antica cultura greco-romana e a successivi agganci barocchi che l’aiutano a proiettare nello spazio misteri assoluti di linee e di forme. Infatti queste sue forme si nutrono della ritmica rincorsa dei vuoti e dei pieni nel rievocare talora il transito di un dinamico panneggio che assorbe e diffonde la luce. E un simile incanto emerge sia dal candore del marmo di Carrara, sia dal grigio del bardiglio: lo possiamo ammirare nelle venticinque opere in rassegna che rinnovano la magia narrativa della pietra. Pari seduzione scaturisce inoltre dalla quindicina di bronzi che sono conquistati e accarezzati da un variabile monocromatismo. L’imponente opera, intitolata “La danza della vita”, che accoglie i visitatori nell’ampio atrio a piano terra del Palazzo Ducale costituendo l’avvio dell’intero percorso contemplativo, entra decisamente nella filosofia del processo indagatore tipico di Pablo Atchugarry: si tratta di un albero d’ulivo, ormai disseccato, scavato e interrogato da appositi attrezzi per farlo rivivere come opera d’arte, per elevare i contorcimenti e gli sviluppi radicolari a sublime narrazione. Proprio come succede al blocco di marmo a cui l’artista chiede di rivelare l’anima ovvero quella realtà michelangiolescamente custodita nel suo interno. Sarà quindi l’ampio Salone del Maggior Consiglio a incrementare e a completare il viaggio alla conquista della luce attraverso seducenti stazioni contemplative che coinvolgono tutti coloro che entrano in empatico colloquio con le composizioni del nostro autore. Si tratta infatti di opere che scandiscono mirabilmente gli spazi di questo suggestivo interno, rimodellato nel Settecento in stile neoclassico, fino a toccare l’apice percettivo ed emozionale nel plastico crescendo marmoreo che Atchugarry ha sistemato nella sacralità di un ipotetico altare al termine del percorso.
GLI ANNI VENTI IN ITALIA. L’età dell’incertezza – Appartamento del Doge, Palazzo Ducale
5 ottobre 2019 – 1 marzo 2020
Palazzo Ducale presenta la mostra Anni venti in Italia. L’età dell’incertezza, a cura di Matteo Fochessati e Gianni Franzone. Un
percorso che si snoda attraverso le sale dell’Appartamento del Doge con circa
100 opere suddivise in 9 sezioni e che
intende proporre un’indagine affascinante, mirata sulla complessità
storico, politica, sociale e culturale del decennio e sull’impatto che i suoi
precipui caratteri esercitarono sulle ricerche estetiche del tempo, in
particolare sulla produzione pittorica e plastica.
Gli anni venti rappresentarono, infatti, una cruciale fase di passaggio tra il
trauma della Grande Guerra – che comportò, tra l’altro, il crollo delle
certezze e dell’ottimismo che avevano pervaso il primo decennio del nuovo
secolo – e la crisi mondiale del decennio successivo. Crisi che, annunciata dal
crollo di Wall Street dell’ottobre 1929 e seguita dalla progressiva
affermazione sullo scacchiere internazionale di regimi dittatoriali, si
concluse con un nuovo ancor più tragico conflitto.
In mostra saranno esposte oltre cento opere, tra dipinti, sculture, disegni dei
grandi protagonisti dell’arte italiana di quegli anni, tra cui Carrà, Casorati,
de Chirico, Arturo Martini, Severini, Sironi, Depero, Prampolini, Wildt,
provenienti da prestigiosi musei nazionali: Galleria Nazionale, Roma; Mart,
Rovereto; Palazzo Pitti, Firenze; Museo del Novecento, Milano; Galleria d’Arte
Moderna e Contemporanea, Torino e importanti collezioni private.
C.S.

Su Redazione
Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiUltime Notizie
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