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Il disastro di Fukushima raccontato per immagini
A Palazzo Ducale la presentazione di due volumi giapponesi che raccontano, nel 3° anniversario dell’incidente di Fukushima, le conseguenze nefaste dell’uso dell’energia nucleare.
di Sabrina Colandrea
Si è svolta ieri, mercoledì 8 ottobre 2014, presso la Sala Gradinata di “Informagiovani” (piazza Matteotti 24 R), la presentazione di ben due volumi degni di nota: il libro fotografico “Fukushima – l’anno zero”, di Naomi Toyoda, e il manga “I dragoni atomici di Fukushima – Storie di bombe e di energia nucleare”, di Yuka Nishioka.
L’evento è stato organizzato dalle associazioni genovesi “Spa Politiche di Donne” e “Usciamo dal silenzio”, che hanno ospitato Yukari Saitō, fondatrice del centro di documentazione pisano “Semi sotto la neve”, perché portasse la propria testimonianza sulle conseguenze dell’uso dell’energia nucleare sull’ambiente, oltre che sul legame nucleare-potere.
«Io e mio marito abbiamo dato vita al centro nel 2006, per due ragioni: in passato avevo svolto attività giornalistica in Giappone, occupandomi di Italia, e viceversa, e mi ero resa conto di alcune problematiche comuni. 3 temi di grande interesse sociale in Giappone sono la pace, i diritti umani e la difesa ambientale, e anche in Italia sono molto sentiti, da cui l’idea che si possa instaurare un dialogo tra i nostri due Paesi. Inoltre, avendo ricevuto un lascito e non avendo figli, abbiamo scelto di aprire il centro per fare qualcosa di utile per gli altri», ha spiegato Yukari.
Il suo discorso si è aperto con la citazione di un pensiero espresso dall’operatrice di pace internazionale Satomi Obi nel 1999: «Il sistema nucleare, sia il suo uso militare o civile, è uno dei più violenti che la società patriarcale ha inventato e sviluppato. Il potere dell’energia nucleare cresce particolarmente bene in atmosfere non democratiche». Yukari ha aggiunto che, a suo avviso, la potenza nucleare alimenta l’assenza di democrazia.
La relatrice ha poi presentato il manga di Yuka Nishioka, fumettista nata a Nagasaki e cresciuta ascoltando le testimonianze dei sopravvissuti al tristemente celebre bombardamento nucleare. Nella versione italiana, si è scelto di integrare il fumetto con una prefazione scritta proprio da un sopravvissuto, Susumu Nishiyama.
Quanto alla genesi del fumetto, in un primo momento Nishioka ha deciso di mettere la propria arte al servizio degli utenti di Internet, attraverso un sito in cui ha pubblicato una serie di domande e risposte illustrate sul tema delle radiazioni. Tra gli interrogativi: “Perché i bambini vengono maggiormente colpiti?” e “Come ci si può difendere?”.
In seguito, Nishioka ha deciso di raccogliere il materiale realizzato fino a quel momento in un manga. Così nasce “I dragoni atomici di Fukushima – Storie di bombe e di energia nucleare”, fumetto che consta di due parti: la prima con protagonista una ragazzina di 12 anni che, quasi contemporaneamente all’incidente di Fukushima, si interessa agli atomi e pone un sacco di domande al suo professore. Ne deriva la seconda parte del manga: pagine istruttive di “storia atomica”, che illustrano la trasformazione del nucleare da arma a fonte di energia.
A partire dal titolo, nell’opera di Nishioka giocano un ruolo importante i “dragoni”, figure che, nell’immaginario giapponese, non coincidono con il male; anzi rappresentano la forza della natura con cui l’umanità può convivere pacificamente, a patto di mostrare una certa ubbidienza. Nel fumetto, il disastro di Fukushima è mostrato come il risveglio del lato oscuro dei dragoni, dovuto all’invadenza dell’uomo.
Yukari è poi passata a presentare “Fukushima – l’anno zero”, libro fotografico del giornalista Naomi Toyoda. Nella prefazione, l’autore si chiede come si sia potuto verificare un incidente simile proprio in Giappone. Dalla lettura di poche righe, emerge chiaramente lo spettro del potere economico che ha portato i politici giapponesi a investire sempre più nel nucleare, a scapito della popolazione.
Yukari ha spiegato ai presenti che la tivù in Giappone è completamente asservita al potere politico-economico, al punto che per un professionista dello spettacolo esporsi, dichiarando di essere contrario all’energia nucleare, equivale a un suicidio professionale.
D’altra parte, molti cittadini tendono a colpevolizzarsi per non aver combattuto abbastanza affinché non si costruissero nuove centrali. Lo stesso autore di “Fukushima – l’anno zero” lancia un j’accuse nelle pagine del suo libro.
Un intero capitolo è poi dedicato alla “questione degli allevatori”. Tra le conseguenze dirette del disastro, infatti, c’è la disperazione di un nutrito gruppo di persone che avevano optato per uno stile di vita sano e che si sono visti costretti a mandare al macello i propri animali.
Contestualmente alla presentazione dei due volumi, la relatrice ha fornito anche alcuni dati relativi al disastro occorso presso la centrale di Fukushima Dai-ichi, a seguito del maremoto del Tōhoku del marzo 2011.
Nel febbraio 2014, risultavano oltre 135.000 gli sfollati da Fukushima, anche se più della metà si erano semplicemente spostati nei dintorni della città. Tale fenomeno si spiega se si guarda all’attuale conformazione delle famiglie: le coppie senza figli sono rimaste perlopiù a Fukushima, per non perdere il posto di lavoro; i genitori, invece, si sono divisi. La frantumazione delle famiglie giapponesi è una delle conseguenze meno scontate, ma pur sempre dolorose, del disastro nucleare. Generalizzando – ha spiegato Yukari – si può osservare un diverso atteggiamento tra uomini e donne: mentre i primi tendono a minimizzare la pericolosità delle radiazioni, le madri, preoccupate per la salute dei propri figli, si allontanano dal nido.
Purtroppo, anche i politici minimizzano e provano, con tutti i mezzi di cui dispongono, a trattenere i cittadini a Fukushima, per non perdere la loro poltrona.
A tal proposito, l’amministrazione locale sta operando una ridicola “decontaminazione”, che consiste nell’eliminare, e nell’accatastare poco distante, i primi 5 cm di terreno. Per assurdo, poi, i boschi da cui provengono i diversi corsi d’acqua della zona saranno gli ultimi a essere ripuliti.
Yukari ha sottolineato come per molti giapponesi sia troppo faticoso pensare che il problema delle radiazioni aleggia ancora nell’atmosfera, anche perché non è visibile. C’è una sorta di resistenza endemica alla realtà, che è a sua volta un male intangibile e porta, gradatamente, a dimenticare.
Al discorso di Yukari ha fatto seguito l’intervento di un volontario di Greenpeace che ha ricordato il referendum italiano dell’autunno 2011, che ha avuto come esito il “no al nucleare”, seppure con una maggioranza tutt’altro che schiacciante.
A questo punto la presentazione si è trasformata in un vero e proprio dibattito. Il pubblico di Sala Gradinata ha sollevato, tra le altre, la questione della responsabilità individuale, sottolineando come, nella storia, anche i singoli si siano spesso fatti corrompere dal potere economico, rendendosi colpevoli di accadimenti nefasti, come la tracimazione della diga del Vajont del 1963.
È indubbio che tutti dovremmo imparare a essere maggiormente coscienti della portata delle nostre azioni, nonché di quella del nostro non-agire.
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