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Mostre personali, retrospettive e rassegne: le inaugurazioni di SATURA a Palazzo Stella
GENOVA – Tra un maestro dell’arte contemporanea, una rassegna, una personale e una mostra antologica. Quattro appuntamenti sabato 13 aprile al centro di promozione culturale SATURA Palazzo Stella a Genova.
“Sogno e realtà” di Attilio Mangini
Per il ciclo di esposizioni dedicate ai maestri dell’arte contemporanea, s’inaugura sabato 13 aprile 2019 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la retrospettiva “Sogno e realtà” di Attilio Mangini a cura di Mario Napoli.
La mostra resterà aperta fino al 27 aprile 2019 con orario dal martedì al venerdì 9:30–13:00/15:00–19:00, il sabato 15:00–19:00.
Per Attilio Mangini il nesso fra arte e vita si è rivelato inscindibile come per pochi altri. Infatti, dopo aver frequentato l’Accademia Ligustica di Belle Arti, si trova a svolgere i lavori più disparati, tra cui l’operaio nel Porto di Genova, e ognuno di essi, nessuno escluso, si ritrova nella sua pittura, impregnata dell’atmosfera del boom economico, misto di rigore metallico e brulicante umanità. Balza poi, ufficialmente, agli onori della cronaca culturale nel 1946, con la partecipazione alla Mostra d’Arte Marinara a Palazzo San Giorgio e, successivamente, rientrando tra i protagonisti – nel 1950 – della XXV Biennale d’Arte di Venezia. Di tre anni più tarda la sua prima personale nel capoluogo ligure, presso l’avanguardista Galleria Genova, cui ne seguono circa un centinaio. Molte di queste proprio a Genova, città vissuta fino in fondo, fino alla morte avvenuta nel 2004. Luogo vitale e spazio mentale in cui identificarsi senza concedersi il lusso di cadere nell’idolatria.
Genova che ha visto Mangini sempre in prima linea. Città di una socialità operaia conosciuta in prima persona e dunque raccontata in tutte le sue vicissitudini come anche nei suoi inaspettati spiragli di grazia, con precisione espressiva ed attenzione filo-documentaristica verso un modus vivendi costituito da luoghi e umori unici nel loro genere. E ancora, città avamposto dell’anima, nella quale Mangini consolida il proprio tratto veracemente e vivacemente cromatico, sapendo comporre ambientazioni sognanti e fiabesche scene circensi – seppur legate sempre ai temi della fatica fisica – che sono lì a dimostrare il suo atteggiamento umano di segno fondamentalmente positivo. In virtù di questo, come ha scritto Remo Borzini, “Mangini è un realista […] per la sua visione sana e sensuale della vita, al di fuori di ogni corruzione e di ogni traviamento, che probabilmente gli è consentita dalla sua appartenenza, mai disdegnata e mai ostentata, alla aristocrazia degli umili”.
Rassegna “SATURA Advisory”
S’inaugura sabato 13 aprile 2019 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la rassegna d’arte contemporanea “SATURA Advisory” con le opere di Stefano Boschetti, Silvia Brambilla, Hannes Hofstetter, Carlo Moggia, Peter Nussbaum e Paola Pastura a cura di Mario Napoli. La mostra resterà aperta fino al 27 aprile 2019 con orario dal martedì al venerdì 9:30–13:00/15:00–19:00, il sabato 15:00–19:00.
Prosegue l’appuntamento con “SATURA Advisory”, il ciclo di mostre studiato per dare visibilità costante agli artisti professionisti che hanno stretto un sodalizio esclusivo con la galleria. SATURA, infatti, nel corso degli anni ha saputo intercettare artisti di sicuro valore con i quali ha intrapreso un percorso articolato al fine di promuoverne l’opera sia presso gli specialisti di settore che presso un pubblico più vasto. A momenti di vero e proprio confronto con le dinamiche del mercato, quali sono le fiere d’arte, si alternano dunque iniziative eterogenee, calibrate su esigenze e peculiarità di ogni singolo artista, per tenere viva l’attenzione sui nomi più promettenti, in cui un ruolo centrale è rivestito dallo spazio della galleria, tramite esposizioni cadenzate nelle proprie sale. Così facendo, la galleria rimane – com’è giusto che sia – il luogo d’elezione dell’arte nascente, ancora in via di sviluppo, all’interno delle cui tendenze i curatori che ne compongono lo staff, grazie alla loro sensibilità e preparazione, sanno orientarsi e muoversi in maniera lungimirante e non scontata nemmeno per gli stessi artisti. Per queste ragioni, gli artisti del “SATURA Advisory” di oggi, potrebbero essere gli artisti storicizzati di domani.
Artisti esposti: Stefano Boschetti, Silvia Brambilla, Hannes Hofstetter, Carlo Moggia, Peter Nussbaum, Paola Pastura.
“Presenze in sottotraccia” di Maria Pia Sapenza
S’inaugura sabato 13 aprile 2019 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra personale di Maria Pia Sapenza “Presenze in sottotraccia” a cura di Andrea Rossetti.
La mostra resterà aperta fino al 27 aprile 2019 con orario dal martedì al venerdì 9:30–13:00/15:00–19:00, il sabato 15:00–19:00.
Autocoscienza e autonomia creativa hanno fortificato il suo temperamento eclettico, giocando per lei un ruolo fondamentale sulla libertà di pronunciarsi in quanto artista, come nel presentarsi pubblicamente in quanto sé stessa, in persona, Maria Pia Sapenza. Che ha idee molto chiare su quale scuola di pensiero direzioni in maniera determinante la sua presenza nel campo della pittura, e più in generale il ruolo attuale dell’arte visiva: «Secondo il mio parere, non dovrebbe essere necessario esasperare l’oggettività “dell’opera d’arte” spiegandone il significato o facendolo intuire tramite il titolo. Un’opera d’arte dovrebbe presentarsi da sé e appunto in quanto tale, fornire la chiave conscia od inconscia, per liberare il più possibile l’osservatore, chi la possiede e naturalmente chi l’ha creata, da ogni condizionamento che ne limiti o impedisca la fruizione di ogni tipo di sensazione».
Sapenza riparte dal gradino più basso, riprende l’arte visiva dalla base, dalla validità di un’immagine che può essere trattata unicamente come punto di via e non d’arrivo, chiave d’accesso alla possibilità di dare e ricevere immaginazione; merce di scambio ceduta alla collettiva fruizione da un artista che ne è senza ombra di dubbio il primo artefice, ma non meno che un fabbricante non dispotico aperto ad ogni eventualità interpretativa. Colore e segno non costituiscono più un pretesto descrittivo puro, poiché in essi non c’è nulla di definitivamente costitutivo, e pertanto non generano nemmeno alcuna “colonizzazione rappresentativa” che sommessamente vada a predisporre una propria interpretazione univoca e conclusiva. Nel lavoro dell’artista c’è piuttosto un’ideale apertura all’esterno, il senso di un infinito narrativo costantemente indefinibile, il linguaggio ampio di una apparenza che non termina sul riconoscimento iconografico dettagliato. Sapenza si lancia, non teme di sporcarsi le mani affondandole in un espressionismo “a nervi scoperti” alla Munch, incantatrice di anime interessata in modo lampante ad una descrizione visiva che funga da inscrizione concetto-sentimentale. Maneggiare il colore per lei non è un gesto finalizzato a sciogliere alcun tipo di problematica. Semmai a proporcela, lasciandoci poi in balia di essa.
“Variazioni formali” di Luisa Strocco
S’inaugura sabato 13 aprile 2019 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra antologica di Luisa Strocco “Variazioni formali” a cura di Flavia Motolese.
La mostra resterà aperta fino al 27 aprile 2019 con orario dal martedì al venerdì 9:30–13:00/15:00–19:00, il sabato 15:00–19:00.
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta Torino vive un grande fermento culturale ed artistico, è proprio in questo periodo che Luisa Strocco, giovanissima, si avvicina alla pittura, prima come autodidatta e poi come allieva del pittore Raffaele Pontecorvo. Le prime opere sono di impianto figurativo in cui, però, si possono scorgere sia influenze informali, sia simboliste e surrealiste. I soggetti e le tematiche trattati sembrano indagare una dimensione sospesa tra la raffigurazione del reale, con una particolare attenzione per aspetti di introspezione, e quella dell’onirico. Le figure, mai completamente risolte formalmente, delineate da pennellate forti e nervose che esprimono una grande tensione espressiva, emergono da non-ambientazioni dominate dal puro colore steso verticalmente con gesti incisivi e veloci, lasciando visibili colature e zone vuote. L’artista sembra più interessata ad evocare un’atmosfera, la suggestione di una visione improvvisa che affiora alla mente come un’epifania, piuttosto che descrivere una scena nei suoi dettagli. L’impatto psicologico di questi lavori è l’elemento di maggior rilievo, ma anche le scelte stilistiche e tecniche denotano già la maturità interpretativa dell’artista e una poetica che si inscrive nell’orizzonte dell’immateriale perché pone una lucida constatazione della realtà a confronto con enigmi ideali.
I lavori successivi abbandonano gradualmente la figura umana come soggetto, prediligendo forme naturali il cui richiamo antropomorfo rimane evidente: gli alberi, in particolare i tronchi, diventano presenze ricorrenti, mentre si inizia a presagire l’evoluzione verso una pittura più astratta. È possibile, infatti, notare come si vada sviluppando un processo di semplificazione delle forme, in cui la ricerca di una maggiore sintesi coincida con una stilizzazione delle figure.
Luisa Strocco sembra voler penetrare al di là delle apparenze, per individuare l’essenza e le verità metafisiche dell’esistenza tangibile delle cose. La volontà di indagare la realtà alla ricerca di un nesso che leghi le varie forme viventi la spinge a oggettivare il particolare per elevarlo a universale facendogli perdere connotazioni troppo soggettive. È in questa fase che la sua pittura raggiunge l’apice del lirismo e dell’emblematicità semantica: il colore diventa protagonista, i valori tonali contrapposti a zone monocrome animano la superficie del dipinto ricreando la stessa tensione drammatica che prima veniva espressa dalla figura. La linea assume un ruolo centrale, in principio come componente strutturale che articola lo spazio, successivamente come gesto informale.
Negli anni Settanta, trovandosi al centro di situazioni nodali di cambiamento del linguaggio visivo contemporaneo, l’artista compie un netto stacco rispetto alla produzione precedente, arrivando ad un’astrazione di stampo neo-costruttivista. Risale a questo periodo la realizzazione di una serie di opere monocrome bianche in legno che si possono ricollegare alle ricerche spazialiste e alle “pitture-oggetto” di Castellani e Bonalumi, con cui espone nel 1973, in cui l’astrazione si coniuga con l’esplicitarsi della dimensione plastica della superficie pittorica. Il rigore formale di queste opere si ricollega però in qualche modo alle esperienze precedenti perché richiama morfologicamente un’organicità arborea o vegetale: la linea, protagonista assoluta, definisce configurazioni simili a tronchi o rami. La raffinatezza dell’impianto compositivo non solo ridefinisce i confini dell’opera, ma introduce nella dimensione pittorica l’elemento plastico che stimola una percezione più dinamica e complessa dell’immagine artistica.
Dopo un periodo silente, riprende negli anni Novanta la sua produzione, dedicandosi alla pittura informale e scegliendo anche supporti alternativi alla tela, come la carta fotografica che le permette una gestualità più veloce ed intuitiva. Il colore viene steso in ampie campiture con un unico orientamento direzionale, per lo più orizzontale, e poi graffiato, inciso con un’azione reiterata che introduce il concetto fondamentale del tempo. Ritorna la linea e la stratificazione visiva diventa specchio del ciclo perpetuo dell’eterno ritorno, della molteplicità di elementi che costituiscono il reale e delle rispettive chiavi di lettura. Ancora una volta Luisa Strocco sorprende per l’eleganza grafica, l’icastica espressività e la sintesi formale con cui risolve i topoi dell’arte o i dualismi pieno e vuoto, interiorità ed esteriorità riconducendo i rapporti di valore che soggiacciono al piano estetico a contenuto spirituale ed etico perché, come sosteneva Søren Kierkegaard, “…una scelta estetica non è una scelta. Scegliere è soprattutto un’espressione rigorosa ed effettiva dell’etica.”
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