QUEL RINTOCCO CHE NON C'E' PIU'

Di il 25 Settembre 2014

Tutti i campanili a Genova, da ponente a levante, hanno perso il fascino di una volta: note artificiali rimpiazzano un mestiere di un tempo

di Andrea Bazzurro

Din, don. Il rintocco delle campane squarcia un tranquillo e uggioso giorno lavorativo di metà settembre, con gli impiegati indaffarati nel sbrigare le pratiche, gli studenti che passeggiano per la city con in testa ancora la lezioncina del prof di turno.
Chiesa delle Grazie - Sampierdarena 1Genova è tutta qua. Una campana che ricorda che siamo a metà del giorno, la gente lavorativa e chi a un’occupazione pensa e si prepara ad affrontare le nuove sfide della vita.
Ma dietro ai rintocchi della chiesa della Consolazione di via XX Settembre, per i genovesi resta sempre “Santa Rita” per via della presenza della sua statua all’inizio della navata di sinistra, si nasconde un mondo che è cambiato profondamente. In tutto il territorio comunale le parrocchie che suonano dal vivo le campane sono state azzerate, anno dopo anno. Quella tradizione tutta italiana, ogni paese la sua chiesa con tanto di patrono protettivo e processione dei Cristi, cambiata dal corso degli eventi. Ad oggi, si contano sul palmo di una mano le chiese che ad ogni ora si fanno notare. Un tempo era manna dal cielo per i contadini che, sui campi a lavorare, capivano dalle campane della chiesa a che ora terminare di arare il terreno o di pranzare a casa.
E anche la mariana, e laica al tempo stesso, Genova ha tratto le conseguenze. I rintocchi rinfrescano una giornata semi afosa di fine estate, ma sono tutti elettronici. Di “padri” o sacrestani che salgono in cima al campanile nemmeno l’ombra, come sono lontani i tempi della disfida a Brescello tra Don Camillo e Peppone. E così accade che le chiese che ricordano il cambio di ora nella Superba non sono tante.
PONENTE. Nel popolare quartiere di Sampierdarena due parrocchie si contendono questa sfida a suon di “din don” (tra cui la Chiesa delle Grazie, nella foto): sulle alture domina “Cristo Re”, il cui parroco, Don Silvio, rappresenta ancora un punto di riferimento per le tante giovani coppie da lui sposate: <Ci arrangiamo, cerchiamo di non perdere le tradizioni del passato, per esempio durante la Santa Messa della domenica mattina ricordo ai fedeli i beati e santi della settimana. A volte il rintocco delle campane è visto come una intromissione della chiesa, come voler disturbare gli altri e regolare la vita dei laici…>.
La chiesa di San Teodoro, affacciata sul porto, stretta tra il mercato comunale e un ponte dipinto da un decennio di rossoblù, regola anch’essa le ore della delegazione ponentina. La piazzetta di fronte, però, si presenta sempre più in pessime condizioni e i monumentali campanili posti a guardia della parte bassa del quartiere servono a poco.
CENTRO. C’è chi passa di fronte e nemmeno si accorge della presenza della “chiesa dei genovesi”, altri si fanno il segno della croce, pensierosi in mezzo ai loro problemi. Davanti alla Consolazione si vede tutto e il contrario di tutto. Via XX, si sa, è il crocevia di una città. Un tempo, a mezzogiorno, partiva la classica scampanellata di mezzo dì, ora giusto qualche rintocco al mattino e al pomeriggio, di notte stop, anche il dormire è sacro.
Particolare attenzione viene riservata dalla parrocchia di Santa Zita, in corso Buenos Aires, dove il decano dei parroci, don Franco Pedemonte, classe 1932, è ancora attivo nonostante il bastone. Assieme al giovane sacrestano, il don afferma: <Ormai non c’è nessuna chiesa a Genova città che ha le campane tirate con le corde, bisogna saperle usare, è un’arte antica. Solo qualche piccolo borgo nell’entroterra resiste, ma anche questo è un costo e in tempi di spending review…Preferiamo investire quel poco che abbiamo in tazebao esterni alla chiesa, assai visibili; le persone si fermano, guardano la scritta, cambiata ogni due mesi, e poi riflettono>. Anche questo è cristianesimo 2.0.
Alla chiesa del Carmine, dietro alla Nunziata, la scampanellata di mezzogiorno dura quasi due minuti ed è la più lunga della città. Resiste da decenni grazie a un parroco amante delle tradizioni.
LEVANTE. Dal campanile della chiesa di Santissima Annunziata di piazza Sturla il panorama è invitante. Ancora di più le note della scampanellata di mezzogiorno, udita in tutta la borghese delegazione levantina. Ma se vogliamo restare in zona i rintocchi più sordi sono quelli della splendida chiesa adagiata sul borgo di Boccadasse, Sant’Antonio, quasi a veglia delle barche dei pescatori. Ogni ora il rintocco affonda tra il pesce appena arpionato e i gelati gustati in piazzetta.

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