L’attore Giulio Base presenta al Sivori il suo ultimo film “Il Banchiere Anarchico”

Di il 5 Ottobre 2018

GENOVA – Martedì 16 ottobre, alle ore 21,15, al cinema Sivori di salita S. Caterina è in programma la proiezione del film Il banchiere anarchico, presentato dal regista e interprete Giulio Base.

Prodotto da Agnus Dei con Rai Cinema e coprodotto da Solaria Film e Alberteam Group, è distribuito da Sun Film.

 

Il protagonista è un banchiere di origini umili, che ha scalato i vertici aziendali, ha accumulato una grande ricchezza, è diventato un uomo potentissimo e sviluppato una filosofia personale sui soldi e la libertà. Ora, per scelta, è solo. L’isolamento è interrotto da una serata eccezionale: il suo cinquantesimo compleanno. Il banchiere (Giulio Base) e l’unico invitato (Paolo Fosso) hanno appena consumato una cena frugale in un disadorno palazzo blindato. Il film si apre con una citazione da Pasolini: “Nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole”.

 

Inizia così Il banchiere anarchico, presentato alla 75ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia dove ha vinto il Premio Persefone, e tratto dall’omonimo pamphlet di Fernando Pessoa (1922), che proprio in questi giorni torna in libreria con Nova Delphi. “Pur con trentacinque anni di lavori alle spalle vivo Il banchiere anarchico come un’opera prima. È il film che avrei sempre desiderato fare e finalmente ne ho trovato il coraggio – ha dichiarato Giulio Base, 24 titoli da regista e 34 da attore -. Ho vagheggiato a lungo la messinscena spoglia e da ragion pura di questo pamphlet fulminante: la parola in palmo di mano al servizio di concetti sferzanti, primi piani alla logica e non agli attori, sgombrando il campo da orpelli che potessero frenare l’altezza dei temi”. L’arte cinematografica, continua il regista-attore, nato a Torino nel 1964, “regala ancora la primitiva meravigliosa possibilità di esporre le inquadrature con dietro un’etica, se lo si vuole, ripulendole dalle scorie, se lo si ritiene. Da cinefilo inesausto amo gli attori così, le loro opere più delle mie. In questa, per me nuova, ottica di rigore desideravo quindi soprattutto restituire allo spettatore l’impegno di questo ossimorico titolo. Quello stesso della storia delle lotte di classe”.

 


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