“Intrigo e Amore”: due amanti, un destino di schiavitù e ribellioni

Di il 28 Febbraio 2018
Bepi Caroli

Un dramma moderno di polemica contro l’assolutismo del potere, di difesa della libertà d’amare e di giovanile volontà di denuncia dei privilegi di casta

 

GENOVA – Gelosia e onore, ricchezza e povertà, inganno e corruzione, Intrigo e Amore. Uno spettacolo senza tempo, il dramma borghese scritto da Friedrich Schiller più di duecento anni fa che, nella rilettura di Marco Sciaccaluga, sarà in scena al Teatro della Corte fino a sabato 3 marzo.

 

Simone Toni e Alice Arcuri. Credit Bepi Caroli

“Intrigo e Amore” racconta l’amore tra la borghese Luise (interpretata da Alice Arcuri) e il maggiore Ferdinand (Simone Toni), contrastato dal padre di lui, il Presidente von Walter (Tommaso Ragno) che, per accrescere il proprio prestigio (e per impedire alla relazione tra Luise e Ferdinand di affossarlo), decide di combinare un matrimonio tra il proprio figlio maggiore e l’amante del Duca, Lady Milford (Mariangeles Torres). Lo spettacolo si svolge interamente (scenografia di Catherine Rankl) in una stanza densa di strumenti musicali (il padre di Luise, Miller, è un insegnante di musica): tamburi, violoncelli, violini, piatti e, al centro della scena, un imponente pianoforte a coda. Strumenti su cui Wurm, il segretario del principe (Andrea Nicolini), scandisce la tempesta e l’impeto del dramma di Schiller, evidenziandone i tratti essenziali e colorandone la miscela gotica di tragedia e comicità. Il Maresciallo von Kalb (Roberto Alinghieri) e soprattutto Miller (Enrico Campanati) mostrano a pieno queste sfumature, alternando pathos a momenti più leggeri, come i siparietti del padre di Luise con la moglie (Orietta Notari).

 

Andrea Nicolini e Tommaso Ragno. Credit Bepi Caroli

Il Presidente von Walter, una volta fallito il piano di far sposare Lady Milford con Ferdinand, decide di allontanare una volta per tutte il figlio nobile dalla borghese Luise. Su consiglio di Wurm, fa credere a Ferdinand che Luise sia l’amante del Maresciallo, attraverso una falsa lettera d’amore. Ferdinand perde definitivamente il senno, e come Romeo e Giulietta, i due muoiono insieme, avvelenati. Rimane tuttavia il tempo per l’ultima confessione: la ragazza è stata costretta da suo padre a scrivere quelle lettere. «Qualche anno fa ho visitato la casa di Schiller a Weimar – spiega il regista, Marco Sciaccaluga – un bell’appartamento, dove potrebbe tranquillamente vivere una famiglia borghese di oggi. Tra tutti gli oggetti, un disegno in particolare mi ha commosso: una bimbetta fa una linguaccia e sotto c’è scritto, di pugno di Schiller: “La mia bimba abbia una vita nella libertà e che le sia risparmiato il destino di Luise Millerin!”. Un padre – prosegue – sogna per la sua bambina un destino di libertà, mentre nella sua testa di poeta drammatico infuria la passione di un destino di schiavitù e ribellione». La sorte tragica dei due amanti coinvolge, in uno spettacolo acceso, ricco di emozioni e colpi di scena. “Intrigo e Amore” di Sciaccaluga, grazie anche alla traduzione (e allo sfoltimento) di Danilo Macrì e al “condimento” musicale di Andrea Nicolini, riesce ad affascinare e a trascinare, nonostante il linguaggio prettamente ottocentesco, alleggerito comunque da termini moderni.

 

Su Giulio Oglietti

Cresciuto tra la nebbia e le risaie del Monferrato, è a Genova dal 2013. Laureato in Informazione ed editoria, collabora con GOA da luglio 2017. Metodico e curioso, è determinato a diventare giornalista. ogliettig@libero.it

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