Una lingua non così “morta”: prof. Rubino alla Berio

Di il 28 Febbraio 2018

GENOVA – Margherita Rubino (docente di Drammaturgia dell’antichità all’Università degli Studi di Genova) terrà una conferenza dal titolo “La vitalità della cultura latina” alla Biblioteca Berio.

 

L’incontro fa parte del ciclo “Ieri e oggi: le metamorfosi culturali del nostro tempo” organizzato dalla Società Dante in collaborazione con la Biblioteca Civica Berio.

 

Comunemente si definisce “lingua morta” quella lingua che non viene più né parlata, né scritta; e il latino, non più parlato e scritto solo per qualche raro certamen (concorso) indetto da istituzioni scolastiche devote al mondo classico, può dunque essere definito legittimamente una lingua morta. E tuttavia il latino continua a essere il maggior serbatoio lessicale per l’attuale (presunta) lingua universale: l’inglese. Che molti suoi vocaboli ormai da tempo entrati nell’uso siano di origine latina è ben noto: da “day”, che discende da “dies”, a “danger” formato da “damnum” e “gerere”, da “peace” nato da “pax”, a “rescue” (soccorso) composto dal prefisso intensivo “re” e dal verbo “excutere” (allontanare dal pericolo) e così via.

 

Insomma il latino, anche se non più parlato o scritto è ancora ben vitale se continua a essere più o meno decentemente recuperato dalle lingue moderne e non solo neolatine. Ma una lingua, è noto, è espressione di una cultura e se il latino è solo nominalmente una lingua morta altrettanto si dovrà dire della cultura latina, dalla letteratura all’architettura, dalle commedie di Plauto e Terenzio spesso portate in scena nei nostri teatri, ai monumenti disseminati ovunque fossero giunti i Romani che posero così le radici per una “grande bellezza” che, anche se spesso trascurata e maltrattata proprio da noi italiani, esercita un fascino immortale in tutto il mondo.

 

Ma oltre ai documenti più noti della grandezza romana, altri, più legati alla quotidianità, hanno lasciato il segno: dalla cucina agli abiti, dalle attività sportive (i ludi) ai dipinti murali e alla musica se è vero che l’iconografia più diffusa rappresenta l’imperatore Nerone che suona la lira mentre osserva l’incendio di Roma. E tanto è forte l’attrazione della cultura latina che spesso, nel passato come nel presente, kolossal americani hanno portato sullo schermo i protagonisti della storia romana, da Giulio Cesare a Cleopatra, così come per il piccolo schermo sono stati prodotti analoghi serial, come quello recente dedicato alla figura di Spartaco.

 

(C.S.)

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