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SANREMO 2017: LE PAGELLE AL VETRIOLO E UNA SORPRESA
SANREMO LIVE 2017
SANREMO (IM): pagelle al vetriolo con grande sorpresa sul finale (che non sveliamo). Serata di grandi emozioni, premiazioni e colpi di scena.
I GIOVANI
Primo. LELE: saluta il direttore d’orchestra prima di cantare, educato. Il fidanzato di Elodie che sgattaiola via per stare con la sua fidanzata (ci piace). Elegante e molto “internazionale”, speriamo si affidi ad autori intelligenti.
Secondo. MALDESTRO: l’aria di quello che non gliene frega nulla è predominante sulla performance. Lo danno per favorito, sicuramente è il più esposto mediaticamente parlando.
Terzo. FRANCESCO GUASTI: Mr Spacco le porte nel backstage, bisogna capire quanto l’effeto roco e afono sia voluto o naturale perché la storia insegna che faccia durare gli artisti molto poco.
Quarto. LEONARDO LAMACCHIA: sente la finale e si sente. Non entusiasma. Cerca di perde l’aurea da friend zone ma vince la medaglia di legno.
CHI SALE
CONTI-DE FILIPPI: bisogna capire chi e perché vesta Maria De Filippi. Certo è che si prende in giro, Maria e Carlo le va dietro. “Mi auto dico ciaone e me ne vado”, con questa Maria vince. E Carlo, riferendosi a una Marcia Pellegrinelli davvero stellare “e se lo avete visto voi da lassù, pensate me da qui vicino”. Se gli dessero ancora tre giorni di conduzione manderebbero a casa Luca e Paolo.
NONNO CORAGGIO: emozionato con il nipote. Praticamente nudo sul palco: con le sue paure, con l’incapacità di dormire con facilità, con la difficoltà di ricordare cosa significhi normalità. Brutto tentativo di spettacolarizzazione del dolore di un uomo che ha difeso, come ha potuto, ciò che amava di più. Lui è da pollice molto su, lui.
MARICA PELLEGRINELLI: per fortuna che è stonata. Altrimenti, davvero, il cielo sarebbe davvero ingiusto. Di una bellezza disarmante, femminile e mai esagerata. Che creatura, Eros è fortunato e ha il (solito) buon gusto. Le piace Arisa. Finalmente è Sanremo al 100%: conduttore, ultra bella, fiori.
ANTONELLA CLERICI: fasciata in un abito color zaffiro che esalta il biondo raccolto in un elegantissimo chignon. Sul palco per promuovere il suo prossimo show, baci e abbracci tra conduttori ultra stellati. Momento topico il selfie impacciato che ci ha permesso di gustare i reali deretani per circa 3 minuti. Eurovisione golosa.
VIRGINIA RAFFAELE: “che bello sei anche tu ospite di Maria” riferito a Carlo Conti. Entra così, piano come si suol dire. E continua con “indossa ancora la conchiglia? (riferito a Carlo Conti) e tu? (riferito a Maria De Filippi)”. Solo lei. Praticamente perfetta, impressionante e divertente. Un mostro raro e unico.
LUCA ZINGARETTI: il Commissario, perché così resterà nei secoli dei secoli, canta Vasco e si racconta. Ultimamente, narrano di una supremazia degli uomini calvi come emblema di virilità e mascolinità, appunto. Senza dubbio un gran personaggio in grado di stare su qualsiasi palco.
ERMAL META: ha stupito la sala stampa con una poesia senza pari. “Non voglio mai guardare cosa nutra le storie, voglio raccontarle. Perché le storie sono come fiori, le li strappi per guardare le radici scopri qualcosa ma li uccidi”. Lui racconta storie, in questo caso la sua. Saremo di parte ma gli vogliamo già molto bene. Noi disubbidiamo!
MICHELE BRAVI: grande appassionato di Ivano Fossati, è un animale da palco. Composto con stile. Attaccato per essere l’emblema della web star, lui risponde a tono: “chi mi segue è chi mi porta qui”. Convince anche quando potrebbe scivolare.
FIORELLA MANNOIA: polemicone su Fiorella. “Questo non è il festival degli interpreti per cui non può vincere”. Come dire: la canzone non merita. Eppure quando al Signora Mannoia esce sul palco, cala il silenzio. Si chiama charme, talento, bravura. Tutti fattori da premiare. E la sala stampa si impenna
CLEMENTINO: ha un armadio pieno di magliette improponibili. Questo bisogna dirlo. La sua Ragazzi Fuori non ha nulla a che vedere (dice lui ) con il film di Risi. Dopo l’eccellente figura fatta in sala stampa non riusciamo più a vederlo con occhi oggettivi: Clementino è uno showman e quello che propone sul palco è addirittura riduttivo rispetto al suo potenziale.
PAOLA TURCI: la ripresa scientifica su una bomba, Paola. Sempre più elegante, bisogna portarla in finale solo per godere della sua prossima mise. Poi il pezzo spinge (finalmente) e lei osa. Fortissima.
MARCO MASINI: più la canta e più migliora. Il pezzo convince a metà ma se tra gli autori hai Zibba, da liguri, si parla di una certezza. Campanilismo e bravura oggettiva. Il pezzo gira, in ogni caso.
FRANCESCO GABBANI: abbandonati i golfini, probabilmente tutti infeltriti dopo i lavaggi frequenti, opta per l’abito da scimmia nuda. La sala stampa, in delirio, si alza e balla. Contagioso nel suo essere senza senso. Si prevedono mesi e mesi e mesi di tormento mediatico, radiofonico e social. Piace, amen. Ops, no, Karma.
MICHELE ZARRILLO: abbiamo ancora nelle orecchie la performance alla chitarra di Purple Rain di Prince al Dopo Festival. Mostruoso, ha incantato la platea ricordando quel Michele Zarrillo che suonava rock progressive sul finire degli anni ’70 nei club romani. Canta, il signor Zarrillo, su questo non ci piove.
BIANCA ATZEI: e all’improvviso, dal distacco, algido e quasi impenetrabile della bellissima Bianca, scende la lacrimuccia che nessuno si sarebbe mai e poi aspettato. Commossa e finalmente umana fa scattare un applauso che sa di empatico supporto a una ragazza che dedica questa canzone d’amore al suo lui. Che, fermo alla griglia di partenza in platea, ha l’occhio ben più che lucido.
SERGIO SYLVESTRE: ma quanti colori ha nella voce Sergio Sylvestre? Praticamente infiniti. Dal vivo, doppiamente potente e profondo. Forse emozionato, non precisissimo, non abilissimo nella respirazione ma se si parla di dono, talento e naturale essenza non c’è gara. Il brano ha poche parole, forse per avvantaggiarlo (o non penalizzarlo troppo) nel fraseggio. Un po’ banale.
ELODIE: bellissima ragazza dalla forza e personalità vocale. Ritorna, la mente, a una giovane Mia Martini, complice l’abito e l’acconciatura. Sicuramente un personaggio (inarrivabile, va detto) di cui la musica italiana sente il bisogno. Molto brava e molto apprezzata. Una delle favorite.
CHI SCENDE
RON: lo aveva detto “sono di un’altra generazione”, riferito alla sua quasi eliminazione dalla competizione. La canzone non è un granché, è da dire e lui si deve, volente o nolente, interfacciare con una truppa di giovanissimi e spietatissimi. Fa quasi tenerezza nella sua voglia di “ricominciare”.
LODOVICA COMELLO: la ragazza stona e pure molto. Padrona del palco come pochi (i tour mondiali qualcosa insegnano), simpatica in sala stampa e molto disponibile: esempio, improvvisa un botta e risposta tra giornalista e lei in stile musical, cantando tutto. Dalla botta, alla risposta, appunto. Eppure sul palco…
FABRIZIO MORO: in molti gli hanno già assegnato il premio come miglior testo. Fatto sta che il Signor Moro è preferibile come autore piuttosto che come cantante. Il gridato, sdoganato da molti e incarnato da Rino Gaetano prima e Vasco poi, funziona solo se è naturale e contenuto. Esagera e divide: bellissimo il testo ma torniamo a quanto detto sopra. Urla e non si distacca da se stesso; non lo ha fatto nemmeno per De Gregori (autogoal), figuriamoci.
GIUSY FERRERI: non ingrana, sembra quasi non riesca ad articolare bene. Non convince, non buca. Qualcosa proprio che va storto, anzi stortissimo
CHI SI FERMA
TRIBUTO A GIORGIO MORODER: grande show per un immenso della musica mondiale. Uno di quelli, per intenderci, che se arrivassero gli alieni sulla terra come rappresentante della musica elettronica, dance e disco potremmo presentare lui. Peccato la nota stonata e senza stile, groove o spinta: Karen Harding che, forse, viene penalizzata dall’emozione. Ma Irene Cara e Debbie Harry sono davvero altra cosa.
CHIARA: la ritrovata forma è direttamente proporzionale all’eleganza. Sobria e precisa, elegante e controllata. Il pezzo rimane insipido.
SAMUEL: orecchiabile al punto di sentirlo già come colonna sonora di qualche spot di telefonia. Il bassista si è sicuramente divertito a suonare l’arrangiamento di questo brano che, fino a prova contraria, è Subsonica dalla prima all’ultima battuta. D’altronde hanno appena firmato per altri due album. Come Subsonica, non come Samuel.
AL BANO: impreciso e non è da lui. I dubbi restano, perché voci musicanti dicono che in prova sia molto “lui”. Lo scherzetto della diretta? Non si può credere, non con lui, non con il mito. Fatto sta che non convince benché il pubblico (e la sala stampa) sia con lui.
GIGI D’ALESSIO: amore ma non quello solito ma quello per chi, purtroppo, non c’è più. Il prossimo conduttore di Made in Sud è, nella normalità ex palco, molto simpatico, Napoletano doc e coinvolgente. Lo si guarda con altri occhi. Le orecchie però ascoltano un pezzo discretamente banale, in perfetto stile D’Alessio.
GIOVANNI TOTI: il Presidente della Regione Liguria ricorda, propone e suggerisce la Liguria come terra di turismo, artigianato e di grande ricezione. Premia il vincitore della categoria Giovani con entusiasmo ricordando la necessità di incentivare le arti, musicali o manuali che siano, dei giovani. Scivola sulla commemorazione delle foibe che lascia intendere essere una e unica, la foiba in questione.
SORPRESA!
STOP. Sorpresa. In sala stampa entra Peppe Vessicchio e succede pressappoco l’equivalente di quando Bruce Sprigstreen acchiappa una persona dal pubblico e la porta a ballare con sé sul palco. Il delirio. La sala stampa insorge (di e con gioia), lo sommerge, la diretta di Sanremo si interrompe, almeno per quanto ci riguarda, non ascoltiamo e non guardiamo più nulla se non lui, il vero vincitore di Sanremo 2017. In sala stampa siamo circa 300, alla sera qualcuno in più. Si rende disponibile per tutti, farà qualche centinaia di selfie, racconta e parla, si presta ad ascoltare le recriminazioni contro le case discografiche e il catenaccio fatto attorno ai cantanti, lui mostra quella calma e tranquillità che solo Peppe Vessicchio sa regalare. Parla di sogni, parla ai giovani come esseri puri e li sfida a rimanere così, glielo augura, ce lo augura. Lo portano via perché il Festival deve continuare (perché sennò sarebbe rimasto, ne siamo fermamente convinti) ma lui ha vinto ed è stato il momento più bello di questo Festival in assoluto. Non ce ne voglia Bernabei, protagonista e destinatario, tra gli altri e più degli altri, delle accuse di divismo e scarso rispetto, ma non lo abbiamo proprio ascoltato. Avevamo di meglio da fare, avevamo Peppe Vessicchio.
ELIMINATI
Il Festival finisce qui per quattro cantanti in gara: Giusy Ferreri, Ron, Al Bano, Gigi D ‘Alessio.
IN FINALE
Si preparano per la finale di domani sera: Chiara, Clementino, Marco Masini, Alessio Bernabei, Michele Zarrillo, Elodie, Paola Turci, Bianca Atzei, Sergio Sylvestre, Samuel, Michele Bravi, Lodovica Comello, Ermal Meta, Gabbani, Fabrizio Moro, Fiorella Mannoia
Su Redazione
Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiMessaggi correlati
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