La comicità è giovane: sui palchi liguri il cabaret del duo “Bella Domanda”

Di il 6 Aprile 2016

belladomanda

di Alessandra Arpi

Giochi di parole, equivoci e gestualità marcata, ecco i marchi di fabbrica del duo comico “Bella Domanda”, formato da Paolo Carenzo e Mafe Bombi, vincitori del premio Alberto Sordi 2015 e andati in scena lo scorso sabato sul palco del circolo Chapeau di Savona.
“BLLDND13R14L219W” non è la criptica password di un wifi ma il nome del loro spettacolo, direttamente dal “codice fiscale” del loro duo, formatosi nel 2013 a Torino.

Un’ora e mezza di comicità schietta, a ritmo incalzante a prova di sbadiglio, quella che si è consumata sul palco dello Chapeau, pochi gli “attrezzi” di scena, lo stretto indispensabile per ricreare situazioni del quotidiano e, forse proprio per la loro semplicità, ricche di comicità.
Il rimbalzarsi di battute dei due comici parte dalla realtà e piano piano sfocia nell’onirico. Oggetto della discussione: un imminente colloquio di lavoro per Paolo in Sicilia, a cui Mafe vorrebbe terribilmente che non andasse, per non perdere il proprio compagno di battute, riducendosi a essere non più i “Bella domanda” ma un semplice “punto interrogativo”.

Molteplici i tentativi del primo di dissuadere l’altro, utilizzando le tematiche più disparate: dalla difficile scelta di un vestito adatto, all’appuntamento dal dentista per una seduta di igiene dentale, per un sorriso smagliante da sfoderare al colloquio, passando per il travagliato viaggio in auto da Torino alla Sicilia con estenuanti pause in Autogrill, fino ad arrivare al tanto temuto colloquio.
Ogni tematica uno sketch, portato all’estremo da Mafe che vuole rendere la vita a Paolo difficilissima pur di convincerlo che il colloquio non è affatto una buona idea.

Il primo è in una boutique d’alta moda milanese, un po’ snob e ricercata, in cui un commesso molto preciso, dotato di “papilloma” elegante al collo, fa passare a Paolo ore alla ricerca di un vestito. Innumerevoli le peripezie per capire quale taglia sia quella giusta, dato che la boutique ha sistemato le taglie in modo che “in mezzo ci sia la più grande, ai lati a scendere”.
Dal dentista, d’altronde, la questione si complica, perché Paolo si trova alle prese con un odontotecnico che poco ha a che fare con un dentista. Il tutto peggiorato dal fatto che Paolo ha avuto una relazione con la madre di chi dovrebbe effettuare un intervento di igiene nella sua bocca.

Non contento, Paolo insiste a voler organizzare il viaggio verso il colloquio; ma non sa quanto tempo si può perdere in Autogrill con un barista che, part-time, fa anche un altro lavoro: il centralinista in un call center dell’autostrada, per indirizzare gli automobilisti sperduti o prendere direttamente le ordinazioni per via telefonica.
Ma non c’è nulla da fare: Paolo insiste, e Mafe simula a questo punto il vero colloquio. Domande trabocchetto e senza alcuna logica mettono Paolo in difficoltà, in un continuo scambiarsi di ruolo tra i due comici, senza alcun salto difficoltoso nel susseguirsi narrativo ma in un modo incredibilmente naturale e fluido. Giochi di parole sempre più complessi stupiscono e strappano risate sincere, mentre i due attori riescono a far rientrare qualche piccolo disguido tecnico negli sketch comici, tanto che il pubblico si chiede se siano stati davvero dei disguidi. Alla fine Mafe è soddisfatto, e Paolo un po’ un meno convinto.

Morale: Paolo ha deciso che è meglio restare al fianco di Mafe. Molto più sicuro.

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