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“STAND UP COMEDY&BURLESQUE”, MIX ESPLOSIVO AL TEATRO STRADANUOVA. GIULIA NERVI: «UNA DONNA FIERA SUL PALCO È RIVOLUZIONARIA»
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Lo spettacolo andrà in scena il 14 febbraio alle 21. Sul palco anche Tuna Tartare e Tommaso Adami
di Alessia Spinola
GENOVA – Portare in scena il burlesque e la comicità insieme può sembrare una sfida, ma per chi li vive entrambi come espressioni di libertà, ironia e irriverenza, l’accostamento è più naturale di quanto si pensi. A farlo è Giulia Nervi, comica, attrice e cantante che dal 2022 porta in giro per l’Italia il suo format “Stand up comedy&Burlesque” e che il 14 febbraio si esibirà a Genova al Teatro Stradanuova (ore 21).
Sul palco fungerà da maestra di cerimonie tra i due mondi, presentando la serata spaziando dal canto alla comicità dal vivo. Insieme a lei si alterneranno due artisti di spicco sia in ambito nazionale che internazionale: Tuna Tartare per il burlesque e Tommaso Adami per l’intrattenimento comico.
In questa intervista a Goa Magazine, Giulia Nervi racconta come le sia venuta l’idea di unire questi due universi, le sfide incontrate durante il percorso e la soddisfazione nel vedere il pubblico lasciarsi andare.
Cosa bisogna aspettarsi dallo spettacolo?
Tutto il contrario di tutto. Lo spettacolo è un format che ho ideato io e mi piace portarlo in giro perché all’interno dello spettacolo ci sono sempre io che faccio da maestra da cerimonie, quindi fungo un po’ da anello di congiunzione tra i due mondi. Si inizia sempre con un numero cantato che strizza l’occhio alle atmosfere un po’ più vintage del burlesque e poi si prosegue, in maniera anche molto informale, alternando la stand-up comedy e il burlesque. Insieme a me ci sono sempre due ospiti, uno per la stand-up comedy e uno per il burlesque che si alternano sul palco, cercando di ricreare un po’ quella che era l’ambientazione in cui questi due linguaggi artistici sono nati. Nell’America degli anni ’50 venivano considerati generi di serie B perché troppo espliciti o volgari nei contenuti e la cosa bella è che questi artisti, invece che lasciarsi trascinare giù da chi li giudicava, hanno risposto ai bigotti con un gran dito medio e hanno fatto questo tipo di serate principalmente per divertirsi loro.
Hai creato il format “Burlesque & Comedy” nel 2022, come ti è venuta l’idea? La reazione del pubblico è cambiata negli anni?
Devo dire che il motivo che mi ha spinta a unire questi due linguaggi è sia storico sia personale. Da sempre ho studiato in parallelo recitazione e canto, e ho sempre trovato la comicità molto divertente. Quando ho scoperto il burlesque, quattordici anni fa, ho capito che poteva essere un contenitore ancora più ampio. Chi presenta uno spettacolo di burlesque è un po’ un traghettatore tra un numero e l’altro: finita un’esibizione, sul palco restano costumi e accessori da rimuovere, ed è qui che interviene lo stage kitten, il personaggio incaricato di sistemare e allestire la scena tra un’esibizione e l’altra. Il presentatore, quindi, deve riempire quel momento di pausa, che altrimenti risulterebbe morto, ed è proprio così che mi sono resa conto di scrivere veri e propri pezzi di stand-up comedy, perché coinvolgevo molto anche il pubblico. È bello vedere come questi mondi si mescolano e si influenzano a vicenda. Per quanto riguarda la reazione del pubblico, direi che ogni spettatore la vive a modo suo, ma la cosa che mi riempie il cuore è sentirli dire: “Pensavo che sarebbe stata una bella serata, ma non mi aspettavo così tanto!”.
La stand-up comedy e il burlesque sono forme d’arte che sfidano i luoghi comuni. Come verranno distrutti in questo spettacolo?
Io mi diverto a fare questo gioco all’inizio della serata: chiedo al pubblico se c’è qualcuno che vede per la prima volta dal vivo il burlesque o la stand-up comedy. Poi chiedo a queste persone, che ancora non conoscono bene questi mondi, di dirmi una parola che secondo loro rappresenta il burlesque e la stand-up comedy. A fine serata, poi, faccio la stessa domanda. La cosa divertente è che molti alla fine si fermano a chiacchierare, dicendo: “Ero venuto con un’idea, ma ho scoperto che è tutt’altro… ed è ancora più bello di quanto immaginassi!”. Spesso si pensa che queste forme artistiche siano troppo esplicite o estreme, poi invece si assiste allo spettacolo e ci si rende conto che è tutto molto giocoso. In quattordici anni che presento spettacoli di burlesque, raramente ho assistito a reazioni sgradevoli. Sono state pochissime eccezioni. Quando il pubblico assiste allo spettacolo, capisce che non è un’esperienza individuale, ma qualcosa di coinvolgente e condiviso.
Nella descrizione dello spettacolo c’è scritto: “Uno show per pecore nere, o per chi si riconosce come tale”, ma oggi chi sono le pecore nere?
Oggi sembra esserci la moda di voler essere la “pecora nera” a tutti i costi, ma, secondo me, le vere pecore nere sono quelle che vanno avanti senza bisogno di sbandierarlo. Descrivere questo tipo di spettacoli è sempre complicato. Per esempio, nel gioco in cui chiedo al pubblico una parola che rappresenti il burlesque o la stand-up comedy, alla fine della serata, quando ripropongo la stessa domanda, noto che il pubblico ha una percezione diversa. A quel punto riescono a rispondere più facilmente, ma si rendono anche conto di aver assistito a qualcosa di unico e irripetibile. Forse l’unica definizione che sono riuscita a trovare, parlando con Tommaso Adami che sarà in scena con me anche a Genova, è che la stand-up comedy è profondamente punk. E, in fondo, se c’è qualcosa che accomuna stand-up e burlesque, è proprio questo: sono entrambi molto punk. È quell’atteggiamento di libertà, di sfida alle regole, di puro divertimento senza freni.
Cosa speri che il pubblico porti con sé dopo aver visto lo spettacolo?
Spero che il pubblico porti via con sé l’idea di non fermarsi alla prima impressione. È una sfida enorme, e anche io ogni tanto ci casco. In uno spettacolo come questo, qualcuno potrebbe pensare: “Ah, donne che si spogliano e comici che fanno battute sul sesso”. Ma non è proprio così. Vieni a vedere di persona e poi ne riparliamo! La mia più grande soddisfazione è vedere il pubblico che si lascia andare, che partecipa e si diverte. A volte, però, capita che le persone siano timide e si vergognino un po’ a lasciarsi andare, come i mariti imbarazzati mentre le mogli accanto urlano e incitano le performer a spogliarsi. A quel punto, le performer si divertono a coinvolgere anche loro, magari avvicinandosi e mostrando loro un orecchio con fare malizioso, giusto per dire: “Dai, scioglietevi, fate casino anche voi!”.
Quali sono le principali sfide che hai incontrato nel combinare stand-up comedy e burlesque? Qual è il confine tra provocazione e intrattenimento?
Non ho mai vissuto questo spettacolo come una provocazione. È vero che, per loro stessa natura, la stand-up comedy e il burlesque sono linguaggi artistici un po’ punk, ed è anche per questo che il pubblico del burlesque è prevalentemente femminile: c’è qualcosa di potente nel vedere una donna libera, che gioca con il proprio corpo, si sente bella e fiera della propria pelle. Quando assisti a un’esplosione di fierezza sul palco, è chiaro che ci sia una componente di irriverenza e un impatto quasi rivoluzionario. Lo stesso vale per la stand-up comedy: si usa un linguaggio che a qualcuno può sembrare spudorato, ma è lo stesso che useresti con gli amici. So che questo è un tipo di spettacolo che, solo a nominarlo, suscita certe reazioni. È una forma d’arte complessa, che richiede coreografia, presenza scenica, storytelling. Ad esempio, la performer che sarà a Genova è bravissima in tutto, ma è specializzata nel comedy burlesque, una corrente che punta molto sulla comicità della performance. Ha un numero in cui esce da una scatoletta di tonno… vestita da tonno! Con tanto di baffi sbrilluccicosi. Capisci? Ti trovi a guardarla e a pensare: “Com’è possibile che io sia contemporaneamente divertito ed eccitato?” Eppure succede. Si può fare. Unire questi due mondi non è stata una sfida particolare, perché per loro natura si sposano molto bene. Però cerco sempre di selezionare performer e comici con un senso dell’umorismo e un gusto simile, in modo che lo spettacolo abbia un filo conduttore.
In un’epoca in cui il politicamente corretto è sempre più dibattuto, hai mai dovuto autocensurarti o adattare i tuoi testi per evitare polemiche?
Il mio materiale non è particolarmente spinto, ma a volte capitano situazioni particolari. A ottobre, ad esempio, mi sono trovata davanti a una platea piena di bambini perché i genitori, leggendo Collanine di Pasta, pensavano fosse uno spettacolo per bambini. Prima di iniziare, ho parlato con loro per chiarire l’equivoco, perché tratto anche temi di educazione sessuale. Alla fine si sono divertiti tutti.
Diverso è quando mi scontro con veri bigotti. A Vicenza, ad esempio, un gruppo di uomini mi faceva commenti sessisti durante un mio spettacolo di stand-up. Situazioni così nella stand-up capitano più spesso che nel burlesque, dove il pubblico di solito capisce il contesto.
Visto che lo spettacolo sarà il giorno di San Valentino: c’è un qualche consiglio che vorresti dare agli innamorati?
Ah, figurati! Ho vissuto così tanti disastri amorosi che in confronto la discografia di Adele sembra lo Zecchino d’Oro! Che consiglio posso dare? No, scherzo. Ora sto con Tommaso Adami, il comico che è in scena con me. È arrivato dopo un periodo turbolento, dopo relazioni lunghe e un necessario detox. La nostra è una relazione sana, matura e bella. Ma solo perché, prima, ho imparato davvero a volermi bene e ho elaborato ciò che avevo subito in passato. Il mio consiglio? Dire sempre la verità. Se qualcosa finisce, non è colpa di nessuno, finché non si trasforma in una guerra. Ah, e consiglio alle coppie di andare a vedere il burlesque!
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Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiMessaggi correlati
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