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“Il cinema di carta e non solo”: al Galata Museo del Mare una mostra dedicata ai manifesti delle storiche sale genovesi
GENOVA – Proseguono le iniziative per i festeggiamenti dei 20 anni del Galata Museo del Mare: fino al 26 maggio la Saletta dell’Arte del Museo ospita “Appuntamento al cinema – Il Cinema di carta e non solo“, una mostra dedicata ai cartelloni cinematografici degli anni 1950 – 1970 che anticipa la grande esposizione “Hollywood in Riviera, Cronaca delle star del cinema nelle immagini dell’Archivio Fotografico Francesco Leoni“, che aprirà a maggio nella Galleria delle Esposizioni. Le due mostre sono curate e realizzate grazie alla Fondazione Paolo e Giuliana Clerici che nel 2021 ha acquisito il monumentale Archivio fotografico.
La promozione dei film nasce quasi contemporaneamente ai primi esordi del cinema. Alla base c’era la necessità di presentare al grande pubblico il contenuto della pellicola, accentuandone il fascino e stimolando l’interesse alla visione. 29 fotografie tratte dal monumentale Archivio Fotografico Francesco Leoni mostrano come anche Genova fu invasa per le strade e nelle entrate dei cinema da immagini cartacee quali manifesti, locandine e fotobuste che pubblicizzavano film e locali.
Spesso i manifesti erano collocati in posizione non perfettamente verticale ma leggermente inclinata e affiancati da allestimenti decorativi supplementari ma assolutamente pertinenti alla pellicola in programmazione. Alcuni locali arrivarono addirittura a realizzare all’esterno figure sagomate ritagliate dai manifesti per sorprendere ancora di più e invitare gli spettatori ad entrare al cinema. Questo percorso coinvolse, in modi diversi tutte le sale cinematografiche di Genova, non solo nei cinema di prima visione, ma anche di seconda e terza!
Con questa mostra, visibile tutti i giorni in orario museale – dalle 10.00 alle 19.00 con ultimo ingresso alle ore 18.00 – il Galata Museo del Mare intende stimolare nei visitatori le emozioni e le aspettative che i manifesti hanno sempre sollecitato negli spettatori. Hollywood e i suoi film hanno sempre affascinato tutti, e la Liguria ha affascinato Hollywood come i nostri visitatori avranno modo di scoprire con la prossima mostra “Hollywood in Riviera, Cronaca delle star del cinema nelle immagini dell’Archivio Fotografico Francesco Leoni”.
La Fondazione Paolo e Giuliana Clerici ha acquisito l’Archivio Fotografico Francesco Leoni nel 2021. Oltre tre milioni di immagini realizzate dal 1930 agli anni ’90 che costituiscono una straordinaria risorsa iconografica della città di Genova sia per l’ampiezza dei temi trattati – eventi, costume, società, politica – sia per la tipologia e la consistenza del materiale.
Francesco Leoni (Genova 1925 – 2000) è stato uno dei maggiori esponenti della fotografia giornalistica degli anni ’50 e ’60. Questo archivio è il risultato dell’integrazione nel corso del tempo di altri quattro archivi che raccolgono le immagini di altri fotografi che collaborarono con lui.
Mostra a cura di Anna Dentoni, Paola Leoni, Augusto Roletti, Daniela Ronzitti. In collaborazione con il Coordinamento Liguria di Icom-Italia.
Un sentito ringraziamento a Maurizio Canessa, Silvia Ricci, Alfredo Tavani, Franco Valenti, Irene Carlini e Gabriele Marino dell’Istituto Vittorio Emanuele II – Ruffini e Simone Cozzani e Martina Bondanza per l’aiuto fornito.
Un grazie speciale a Gabriella Somigli per le traduzioni.
Testo critico a cura di Augusto Roletti, esperto di cinema
La promozione dei film nasce quasi contemporaneamente ai primi esordi del cinema. Alla base c’era la necessità di sintetizzare per il grande pubblico, attraverso le situazioni e soprattutto i divi e le dive dei primi vagiti della settima arte, il contenuto della pellicola, accentuandone l’attrattività.
Negli anni 20 e 30 del secolo scorso la maggior parte di queste locandine venivano create seguendo il processo di litografia, i cui autori come Jules Chéret e Marcellin Auzolle vengono riconosciuti tra i padri fondatori di questo particolare tipo di promozione.
Successivamente la litografia cominciò a cedere il passo alla creazione artistica vera e propria in un percorso che, stilisticamente, seguì il processo di evoluzione dei motion pictures ma anche della moda e, soprattutto, della storia del costume. Come scrisse Giovanni Bogami “…i manifesti erano l’unica cosa da guardare, un racconto lungo le strade, uniche macchie di colore fra le macerie di un’Italia in ricostruzione”.
Impossibile citare, qui, tutti gli artisti (da Renato Casaro a Silvano Campeggi, per tutti “Nano”, cui si deve l’immagine simbolo di “Via col vento”, con Clark Gable e Vivien Leigh in primo piano, ormai consegnata alla storia) che si impegnarono nella promozione delle pellicole operando su immagini che sintetizzassero le situazioni topiche dei film, accentuandone il fascino e stimolando l’interesse alla visione.
Le immagini tratte dal monumentale Archivio Leoni mostrano come anche Genova fu invasa per le strade e soprattutto negli spazi di accesso ai cinema da immagini cartacee che pubblicizzavano film e locali. Locali che, a loro volta, non si limitavano a esporre manifesti, locandine e fotobuste, spesso collocate in posizione non perfettamente verticale ma leggermente inclinata, affiancando talvolta la promozione cartacea con ambiziosi allestimenti decorativi. Questo percorso coinvolse, in modi diversi tutti i locali di via XX Settembre anche se rimangono indelebili nella memoria di chi ebbe la fortuna di vederli gli ingressi dei cinema Verdi e Universale, monumentali per le dimensioni delle esposizioni che arricchivano il fascino già irresistibile delle immagini di carta con decorazioni supplementari assolutamente pertinenti alla pellicola in programmazione.
Altri locali come il Moderno arrivarono addirittura a realizzare all’esterno figure sagomate, riprese dai manifesti e accuratamente ritagliate in modo tale da anticipare, con sorprendente effetto, immagini che oggi si definirebbero, forse, in tre dimensioni.
Sarebbe tuttavia ingeneroso e probabilmente ingiusto limitare ai soli cinema di prima visione la magia della potenza evocativa dei manifesti e di tutto il materiale cartaceo promozionale perché quel fascino funzionò, forse in misura ancora maggiore perché privo dei citati orpelli decorativi, anche per i locali di seconda e terza visione (non dimenticando le sale parrocchiali) che stimolavano, soprattutto per un pubblico più vasto, emozioni e aspettative sollecitate da quei volti in primo piano e da quei momenti centrali nella pellicola sinteticamente rappresentati . L’ambizione che i manifesti proponevano aveva raggiunto il suo scopo: non limitarsi ad ammaliare il pubblico e neppure concludersi nel segmento temporale della proiezione, ma permanere nella memoria e nella sensibilità dello spettatore anche dopo.
Tuttavia, come l’arte disegnata aveva accompagnato il diffondersi del cinema e la sua capacità di coinvolgere milioni di persone, così ne anticipò il parziale declino; fase efficacemente rappresentata da un artista come Mimmo Rotella che, attraverso la tecnica del décollage, espose manifesti (in gran parte cinematografici) strappati dai muri e ricomposti per essere esposti in mostre che segnarono per sempre la cifra stilistica dell’artista.
Il sogno, allo stesso tempo promozionale ed emotivo, che il cinema dell’epoca classica era stato capace di stimolare si stava sfilacciando sotto la spinta delle nuove tecnologie e dei mutati stili di fruizione del cinema, al punto che quei Paper dreams (Sogni di carta, titolo, peraltro, di una mostra tenuta a Bruxelles nel 2008) erano difficilmente conciliabili con le esigenze e l’estetica del locale contemporaneo ma resteranno per sempre nell’immaginario collettivo come simbolo di una irripetibile stagione sia artistica che sociale.
Su Redazione
Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiUltime Notizie
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