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In anteprima al Teatro Comunale di Sori “Papaveri Rossi” di Sergio Maifredi
SORI (GE) – Fucili e mitragliatrici, ma anche libri di scuola, spettacoli teatrali, donne alla guida dei camion, bambini e soldati insieme. Tutto questo è il Secondo Corpo d’Armata Polacco, guidato dal Generale Władysław Anders. Una storia vera a cui è dedicato lo spettacolo “Papaveri rossi”, nuova produzione di Teatro Pubblico Ligure ideata da Sergio Maifredi, regista e autore del testo insieme a Massimiliano Cividati, che lo interpreta, con la consulenza storica di Krystyna Jaworska. Sulla scena le parole si uniscono alla musica originale composta ed eseguita dal vivo da Gennaro Scarpato alle percussioni e Andrea Zani al pianoforte. Nell’80° anniversario della battaglia di Montecassino, debutta in prima nazionale il 27 marzo 2024 al Teatro Litta – Manifatture Teatrali Milanesi di Milano e l’11 novembre al Teatro Vittoria di Roma, giorno della Festa dell’Indipendenza, in cui la Polonia commemora l’anniversario della Seconda Repubblica di Polonia, 123 anni dopo la spartizione della Polonia nel 1795 da parte di Russia, Prussia e Austria. Sarà in anteprima il 21 marzo al Teatro Comunale di Sori (Genova) all’interno di Soriteatro 23/24.
Il Secondo Corpo d’Armata Polacco viene costituito nella seconda parte del 1941 nella Russia centrale e all’inizio del 1942 si mette in marcia verso sud. È formato da circa 120.000 uomini, donne e bambini che erano rinchiusi nei gulag e nei campi di lavoro, ceduti da Stalin alla causa degli alleati senza preoccuparsi della fine che avrebbero fatto: la gran parte degli uomini costituirà l’esercito combattente al fianco di Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Unione Sovietica e Cina. Dopo la seconda guerra mondiale saranno chiamati “pellegrini della libertà”. Ma perché i polacchi erano rinchiusi nei gulag? Bisogna fare un passo indietro nella storia. Nel 1939, dopo il Patto Ribbentrop-Molotov, la Polonia viene invasa da nazisti e sovietici. I nazisti deportano gli oppositori nei campi di concentramento, i sovietici li imprigionano nei gulag. Nel giugno 1941, con il cambio di alleanze dell’Urss, sono in parte liberati ed è loro proposto di far parte di un esercito polacco dipendente dal governo di Londra. Anders viene chiamato a costituire l’esercito. Accetta, a patto di portare con sé anche le donne, i bambini e gli anziani: se fossero rimasti nei gulag sarebbero andati incontro a morte certa. Così nasce il 2° Corpo d’Armata Polacco. Il lungo cammino contempla anche lezioni scolastiche, concerti, teatro che viene definito “di servizio” perché il Generale sa che la resistenza passa attraverso la cultura. Tra i suoi più vicini collaboratori, vi erano intellettuali di prim’ordine come il capitano Józef Czapski, pittore e scrittore pacifista, nominato capo del Reparto cultura e stampa dell’armata, o come il soldato Gustaw Herling-Grudziński che non entra nell’ufficio propaganda scegliendo di combattere armi in pugno, futuro autore di “Un mondo a parte” sulla terribile esperienza dei gulag.
Attraversano Uzbekistan, Kirghizistan, Kazakistan, Iran, Iraq, Siria, Libano, Palestina, Egitto. In Medio Oriente molti profughi e interi orfanotrofi, partono verso l’Africa, l’India, il Messico e la Nuova Zelanda dove sono allestiti per loro appositi campi e villaggi. Nel dicembre del 1943 la colonna arriva in Italia: “un frammento di Polonia libera”, così scrive Jadwiga Domańska, l’attrice alla direzione della compagnia teatrale dell’armata, che sbarca a Taranto. Il 18 maggio 1944 combattono a Montecassino e sfondano la linea Gustav: sconfiggono i tedeschi e aprono la strada agli alleati verso la liberazione di Roma e del resto dell’Italia. Chi sopravvive prosegue e combatte a Loreto e Bologna. Quando hanno deciso di seguire Anders, hanno accettato ogni rischio in nome della libertà della Polonia e dell’Europa.
Da allora Montecassino fa parte della storia della Polonia. La battaglia fu combattuta in primavera, fra i monti e prati coperti dal verde e dai colori dei fiori. Fra i soldati c’erano poeti, scrittori, attori, musicisti, intellettuali democratici che si erano opposti ai totalitarismi e alla dittatura. Uno di loro, Feliks Konarski, la notte della battaglia finale tra il 17 e il 18 maggio 1944, sulle pendici della dell’Abbazia scrive “Papaveri rossi a Montecassino”, destinata a diventare la più popolare canzone di resistenza antinazista e antisovietica in Polonia, brano che crea una singolare eco con altri versi molto noti in Italia scritti da Fabrizio De André.
Della lunga colonna di Polonia democratica itinerante, molti muoiono di freddo, altri di tifo, altri sui campi di battaglia, dove ora sorgono cimiteri di soldati polacchi. Una bambina, la piccola Irene, piange alla vista di un orsacchiotto e i soldati le trovano un orso di pezza. Ma lei ne aveva visto uno vero, cucciolo, che le viene donato, cresce con la truppa e diventa pacifico come il più domestico dei plantigradi, ma pronto a diventare un fedele compagno di battaglia. In Italia l’orso Wojtek, regolarmente immatricolato, trasporterà gli obici e i proiettili più pesanti. A Baghdad l’8 maggio 1943 va in scena il primo di tanti spettacoli teatrali, “Qui è la Polonia” di Herminia Naglerowa, artista reduce dal gulag e ausiliaria, pubblicizzato in tutta la città con manifesti in polacco, inglese e arabo. Da allora, il Teatro Drammatico del Secondo Corpo d’Armata si esibisce a Nazaret, Tel Aviv, in Egitto davanti alla Sfinge, Bari, Taranto, Senigallia, Gallipoli, Ancona, Matera, Faenza, Predappio, Ravenna, Forlì, Fermo, Recanati, Modena, Bologna, tra i tanti luoghi di questa strana ed eccezionale tournée. I soldati combattono dopo avere assistito a un concerto o a uno spettacolo (da Shakespeare a Gozzi e Goldoni, con molti testi e adattamenti scritti dagli ex deportati). La compagnia costituisce un caso unico nella storia del teatro. Il Generale Anders combatte e intanto nutre una società civile. Alla fine della guerra va in esilio con gran parte della sua armata in Gran Bretagna e alla sua morte a Londra, nel 1970, chiede di essere sepolto a Montecassino insieme ai suoi soldati, dov’è scolpita nella pietra la frase: “Per la vostra e la nostra libertà, noi soldati polacchi abbiamo dato l’anima a Dio, il corpo all’Italia e il cuore alla Polonia”.
“Papaveri rossi” è prodotto da Teatro Pubblico Ligure in coproduzione con l’Istituto Adam Mickiewicz di Varsavia, con il patrocinio dell’Ambasciata di Polonia a Roma e del Consolato Generale di Polonia in Milano, con la collaborazione dell’Istituto Polacco di Roma.
BIOGRAFIE
Sergio Maifredi, nato a Genova nel 1966, regista, presidente e direttore artistico di Teatro Pubblico Ligure, da lui fondato nel 2007. Dirige teatri e festival. Ideatore del progetto di rete STAR sistema teatri antichi romani. Curatore, tra le altre della mostra d’arte “Yves Klein, judo e teatro, corpo e visioni” (2012) con Bruno Corà. Ha diretto oltre cinquanta spettacoli, fra cui i recenti “La città invisibile”, “Aiace” e “Filottete” di Sofocle. Profondo conoscitore della cultura polacca, da anni contribuisce alla sua conoscenza in Italia. È stato regista residente al Teatr Nowy di Poznań in Polonia dal 2005 al 2014, ha curato le mostre “Tutto il teatro in un manifesto. Il manifesto d’arte in Polonia a vent’anni dalla Caduta del Muro” a Palazzo Ducale di Genova (2009) ed a Roma a Villino Corsini (2010) e “Wisława Szymborska. La gioia di scrivere” al Museo d’arte contemporanea Villa Croce di Genova (2023), diretto lo spettacolo “Ascolta come mi batte forte il tuo cuore. Poesie, lettere e altre cianfrusaglie di Wisława Szymborska” con Maddalena Crippa, Andrea Nicolini e il musicista Michele Sganga (2023, in tournée), ideato il convegno “La Polonia, ossia ovunque” (2021) a dieci anni dalla scomparsa di Pietro Marchesani, uno dei più autorevoli polonisti italiani. Oltre a Pietro Marchesani, Sergio Maifredi ha lavorato anche con i polonisti Andrea Ceccherelli, Krystyna Jaworska e Luigi Marinelli. Nel 2012 è stato insignito della medaglia di “Bene Merito” dal Ministero degli Esteri della Repubblica Polacca.
Massimiliano Cividati. Regista, autore e attore si forma con alcune delle figure di spicco del teatro europeo, tra i quali Grotowsky, Nekrosius, Karpov, Manfredini. Dal ’98 è regista e direttore artistico di Aia Taumastica (Premio ETI Torresani) con cui dirige “Antonio e Cleopatra”, “Tito Andronico”, “Aspettando Godot”, “Donne al sepolcro”, “Hansel e Gretel” (finalista al Premio Riccione) e “La muta”. Scrive e dirige “Nijinsky versus Amleto”, “Calibania ovvero De amore extremo”, “The soft Transition”, “Pink in Blues”, “Il nulla”, “Quattro tiri di corda”, “Petites Choses”, “Short skin”, “Sulla Pelle”, “Banvard’s Legacy” e “Ghiaccio”. In qualità di free lance dirige con continuità spettacoli di prosa e di teatro musicale collaborando tra gli altri con Stefano Bollani, Giovanni Falzone, Gianmaria Testa, Mercanti di Liquore. Nel 2023 comincia una collaborazione con Teatro Pubblico Ligure che approda in due spettacoli dedicati all’Odissea: “Il viaggio di Telemaco” che lo vede sul palco insieme a un duo di musicisti e “Odissea in tre tempi”, accompagnato da un gruppo di giovani interpreti. Da anni affianca l’attività di attore e regista con quella di insegnante collaborando con continuità con enti pubblici e privati, Università e aziende. Dal 2001 è insegnante presso l’Accademia dei Filodrammatici di Milano, la Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi, l’Accademia Teatrale Veneta e Fondazione Cirko Vertigo (Prima facoltà universitaria italiana di Circo Contemporaneo). Dal 2010 al 2021 è Direttore Artistico della Residenza Torre dell’Acquedotto e delle sue stagioni. Dal 2015 al 2020 è Direttore Artistico di UNPLUGGED – stagione di Teatro Contemporaneo de Il Pertini di Cinisello Balsamo. Dal 2023 è insieme a Raffaella Bonivento Direttore Artistico de il Bì La Fabbrica del gioco e delle Arti di Cormano.
CS.
Su Redazione
Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiUltime Notizie
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