FABIO GENOVESI: «VI RACCONTO IL MIO CALAMARO GIGANTE TRASFERITO SU UN PALCOSCENICO»
L’autore del romanzo rivelazione nel 2021 ripercorre la trasposizione teatrale del suo romanzo da cui è tratto lo spettacolo con Angela Finocchiaro, in scena all’Ivo Chiesa dal 13 marzo. «Ritroveremo solo alcuni dei protagonisti del libro ma lo spirito del racconto rimarrà immutato»
GENOVA – A vederlo da un’altra prospettiva “Il Calamaro Gigante” nella sua trasposizione teatrale veicola lo stesso medesimo messaggio del romanzo: credere a una storia significa renderla vera, non per convenzione narrativa o esigenza di sceneggiatura. Perché quello che non sembra a volte è: basta semplicemente crederci. Come i tanti protagonisti che tessono le fila della trama del romanzo da cui è tratto lo spettacolo (il capitano Bouyer, don Francesco Negri, il vescovo Pontoppidan, Mary Anning, il ricercatore di fossili Monfort) anche l’assicuratrice Angela, che sul palco sarà interpretata da Angela Finocchiaro, vedrà improvvisamente stravolta la sua esistenza, scandita da impegni, scadenze, code e obblighi, e inizierà a credere che nell’immensità abissale del mare ci sia una vita che sfugge al nostro controllo. Come il calamaro gigante, del resto, che lotta per la sopravvivenza contro i capodogli e di cui nessuno credeva l’esistenza fino al 1871, quando la scienza ne certificò la scoperta.
GOA Magazine ha intervistato Fabio Genovesi (foto in copertina di Claudio Sforza), l’autore del romanzo pubblicato tre anni fa da cui la storia trae origine. Spiegando differenze tra libro e spettacolo, svelando aneddoti e confermando come la messa in scena non cambi l’essenza del messaggio da trasmettere: la bellezza della Natura va rispettata, non solo quando ci accorgiamo di essa per paura che il comportamento umano possa minarne l’esistenza.
Il calamaro gigante, abnorme mollusco degli abissi che ha ispirato leggende marine e alimentato racconti fantasiosi, fu scoperto dalla scienza nel 1871. Cosa intendi rappresentare nel tuo libro? La metafora della Natura o il sogno dell’impossibile?
Una e l’altra. Qualche anno fa, il calamaro gigante che ho sempre amato, si è scoperto che esiste davvero ed è come se si scoprisse che esiste Babbo Natale e che vive in qualche posto sperduto del mondo. Ho raccontato già altre volte questo mio episodio personale e l’ho usato in questo libro per raccontare il fatto che spesso le persone non sono più disposte più a credere all’impossibile. Crediamo, invece, a cose così piccole, sicure e quotidiane e abbiamo finito col non credere più alle cose vere che abbiamo attorno, finendo con l’essere rallentati anche mentalmente. Volevo raccontare queste cose incredibili che sembrano strane ma ci sono e sono attorno a noi. Basta accorgersene.
Esiste un filo conduttore che lega alcuni dei personaggi protagonisti del tuo libro, come il capitano Bouyer, don Francesco Negri, il vescovo Pontoppidan, Mary Anning, il ricercatore di fossili Monfort. Cosa li unisce all’assicuratrice Angela?
Non li ritroveremo tutti, ve lo anticipo già. Ci sarà Monfort, ad esempio, ma Angela (la Finocchiaro, n.d.r.) saprà perfettamente interpretare tutti i personaggi che animeranno la scena dello spettacolo. È l’interprete perfetta perché addensa su di sé tutte le caratteristiche descritte nel romanzo: la curiosità, la voglia di crederci e di esplorare mondi finora sconosciuti. E poi ci saranno visioni immaginifiche anche se sono reali e il teatro, fammelo dire, è il palcoscenico naturale per rappresentare la visionarietà che il libro intende trasmettere.
Com’è stato possibile trasferire il romanzo sul palco di un teatro? Quali parti avete tagliato e quali invece mantenuto per esigenze di sceneggiatura?
Lo spettacolo è ricco di elementi scenici che valorizzano al meglio la trama. Gli autori ci hanno lavorato per due anni consecutivi per trasporre sul palcoscenico ciò che il romanzo intende veicolare. Il risultato è generoso con tanti spunti interessanti per lo spettatore. Ci sono ballerini e circensi che si muovono sul palco, la scenografia è ricca e immerge lo spettatore in epoche diverse senza far perdere l’orientamento.
Il tuo libro è anche una profonda riflessione, oltre che una denuncia anche attraverso dati e informazioni, sul mancato rispetto dell’uomo nei confronti della Natura. Il mare occupa tre quarti del pianeta ma in mezzo al Pacifico esiste un’isola di plastica; nell’abisso Challanger, il punto più profondo della Fossa delle Marianne, sono stati rinvenuti resti di confezioni di merendine; in media oggi mangiamo cinque grammi di microplastiche alla settimana che si depositano sui fondali dei mari del mondo. In pratica, l’equivalente di una carta di credito. Questo invito al rispetto della Natura lo ritroviamo anche nello spettacolo?
Quando ti accingi a scrivere un libro, come è stato il caso del Calamaro Gigante, ti imbatti in una serie di informazioni e dati che danno l’idea della rilevanza del problema. In questo caso si tratta di inquinamento, di comportamenti poco virtuosi dell’uomo, che alla fine portano a questo tipo di scenario. Ma vedi, il problema sta proprio in questo: gli effetti dell’inquinamento reprimono la sensazione di meraviglia che scaturisce dalla bellezza del mare e della Natura. Ma ci accorgiamo di esse, e tendiamo a preservarle, soltanto quando ci pervade la sensazione che tutta questa meraviglia si possa perdere da un momento all’altro.
“Il Calamaro Gigante” è in scena all’Ivo Chiesa dal 13 al 18 marzo 2024. Info e biglietti su www.teatronazionalegenova.it
Bio dell’autore
Fabio Genovesi è nato e vive a Forte dei Marmi. Dopo l’esordio con due libri ormai di culto, Morte dei Marmi e Versilia Rock City, ha conosciuto un successo via via crescente con i romanzi Esche vive, Chi manda le onde (premio Strega Giovani), Il mare dove non si tocca, Cadrò sognando di volare e Il calamaro gigante. È la voce “culturale” delle telecronache Rai al Giro d’Italia, collabora con il “Corriere della Sera” e il suo settimanale “la Lettura”.
Su Tomaso Torre
Giornalista pubblicista dal 2003, è fondatore e direttore responsabile di GOA Magazine. Appassionato di arte, cultura e spettacoli ha collaborato per anni con diverse testate locali occupandosi di cronaca ed attualità, sport e tempo libero. “Ho sempre coltivato il sogno di realizzare un prodotto editoriale dinamico e fluido che potesse rispondere alle esigenze informative di un pubblico sempre più competente ed avanguardista”.Messaggi correlati
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