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“5 MINUTI CON VAN GOGH”, A PALAZZO DUCALE UN TU PER TU ESCLUSIVO CON UN’OPERA SIMBOLO DELL’ARTISTA
Dal 12 maggio al 10 settembre sarà possibile ammirare “Paesaggio con covoni e luna nascente” in modo assolutamente intimo ed esclusivo
GENOVA – Fragilità e ossessione. Sono queste le parole con cui potrebbe essere descritta “Paesaggio con covoni e luna nascente”, l’opera di Vincent Van Gogh che verrà esposta a Palazzo Ducale in collaborazione con Arthemisia, nella Cappella del Doge, dal 12 maggio al 10 settembre con il format “A tu per tu con un Capolavoro”. Sarà dunque possibile ammirare l’opera per cinque minuti in modo assolutamente intimo ed esclusivo. La formula era già stata sperimentata durante il periodo Covid con il grande esponente dell’impressionismo Monet.
“Paesaggio con covoni e luna nascente” è stato realizzato in uno dei periodi di massima instabilità mentale dell’artista, ovvero durante il suo ricovero volontario presso il manicomio di Saint-Paul-de-Mausole, a Saint Remy. Dalla finestra della sua cella Vincent scorgeva questo campo di grano che diventerà per lui presto un’ossessione, dipingendolo in diverse ore del giorno e raffigurandolo a ogni cambio di stagione.
“Chi viene a palazzo Ducale in questo momento può avere due esperienze diverse, una è la mostra e una è il quadro solo che ha cinque minuti di rapporto con il visitatore – dichiara la direttrice di Palazzo Ducale Serena Bertolucci in conferenza stampa – Questo quadro è stato scelto perché inquadra un preciso momento della vita del pittore. Van Gogh è in manicomio e vede quella vista tutti i giorni della sua permanenza, e la vede attraverso le sbarre, quindi a breve il “plus” sarà avere anche una mascherina che riprende il motivo delle sbarre, un nuovo dato per comprendere quel momento”.
Presente in conferenza stampa anche il presidente della Regione Giovanni Toti che afferma: “È un’iniziativa che viene ricalcata da una delle prime iniziative di questo Palazzo dopo il Covid. Si tratta sempre di una grande emozione ed è la conferma che questa istituzione culturale sa muoversi con creatività, offrendo un’esperienza immersiva quasi unica”.
“Questo format va pensato soprattutto in relazione con la società moderna, dove nei musei la fruizione delle mostre è sempre molto veloce e non si ha il tempo di stare lì e chiedersi che cosa trasmette l’opera, cosa mi emozione, che sensazioni di da. Si avrà la possibilità di stare davanti a un’opera un pò come se fossimo a casa nostra, osservandone i particolari e contemplandola”
L’opera potrà essere ammirata in silenzio o con un supporto musicale (scelta consigliata da Palazzo Ducale). Inoltre sarà possibile leggere e ascoltare degli estratti di alcune delle lettere scritte da Van Gogh al fratello Theo con la voce recitante di Igor Chierici.
Interviene in conferenza stampa anche la direttrice di Arthemisia Ioele Siena: “Sono felicissima di rinnovare le avventure intraprese con Palazzo Ducale, abbiamo fatto tante cose insieme e ne stiamo preparando altre. Questi capolavori, prima quello di Monet e oggi quello di Van Gogh, sono le opere che tipicamente sono prese d’assalto nei musei e la possibilità di vederlo in modalità privata è a tutti gli effetti un’occasione di grandissimo lusso”.
Ha fornito una descrizione più dettagliata dell’opera lo storico dell’arte e curatore della mostra Costantino d’Orazio, raccontando che l’artista “dipinge quello che vede, ma fa in modo che la natura che ha di fronte si pieghi al suo sguardo, è la natura che entra dentro il suo modo di vedere le cose e diventa fluida”
L’OPERA
Paesaggio con covoni e luna nascente, 1889
L’8 maggio del 1889 Vincent Van Gogh entra volontariamente nel manicomio di Saint-Paul-de Mausole. Davanti a lui si apre la prospettiva di una triste esclusione dalla società: è destinato a vivere tra le urla e le intemperanze dei pazienti che manifestano di continuo la loro instabilità mentale. Per alleviare questa situazione, il fratello Theo riesce a procuragli la possibilità di avere a disposizione anche una camera dove dipingere, al primo piano della struttura. Per un anno, quella stanza sarà il suo atelier, illuminato dalla luce che penetra da una sola finestra, alla quale Van Gogh si affaccia ogni giorno. Il panorama che Vincent scorge da quel punto diventerà presto il soggetto dominante delle opere prodotte durante i mesi che trascorre come “pensionato internato”. Lo stesso campo di grano, dipinto ad ogni cambio di stagione, a diverse ore del giorno, quasi un’ossessione per lui.
In una lettera al fratello Theo Vincent confessa: “[…] attraverso la finestra con le sbarre di ferro posso scorgere un quadrato di grano in un recinto, una prospettiva alla maniera di Van Goyen, sopra la quale al mattino vedo sorgere il sole nel suo splendore”. Van Goyen è un pittore olandese del Seicento – un artista barocco, proprio come l’autore degli affreschi della Cappella del Doge – uno specialista del paesaggio senza figure umane, un cultore dei colori tenui e delle atmosfere rarefatte del Nord Europa: anche all’interno del manicomio, durante uno dei periodi più duri della sua vita, Van Gogh non rinuncia a riflettere sulla storia dell’arte, si confronta con la pittura barocca cercando di inserire il suo lavoro nel solco di una nobile tradizione. Lui che si è sempre voluto sentire un pittore tra pittori, non un rivoluzionario e nemmeno un alieno, bensì un artista apprezzato per il suo talento. Di quel campo coltivato esistono almeno dieci versioni, tutte diverse tra loro, tutte uniche. All’inizio del mese di luglio 1889 dipinge Paesaggio con covoni e luna nascente, dove riprende uno schizzo che aveva disegnato in una lettera inviata a Gauguin: “Ne ho uno in preparazione al sorgere della luna sullo stesso campo dello schizzo della lettera di Gauguin, ma i covoni sostituiscono il grano. È giallo ocra opaco e viola […]”.
La terra si anima trasformandosi in una superficie mobile sulla quale i volumi dei covoni fanno eco
ai pendii morbidi delle colline e ai crepacci dei monti. Siamo all’ora del tramonto, la luna sta sorgendo dietro alle montagne e il grano si tinge di arancione, il tono violaceo dei monti rimanda già ad un paesaggio notturno, i tocchi di pennello risentono ancora del linguaggio inventato dai pittori impressionisti, al quale Van Gogh si sente intimamente legato.
Proprio come Monet aveva trattato i covoni e le cattedrali, così Vincent registra il mutamento della luce e dei colori di uno stesso punto di vista nel corso dei giorni e delle stagioni. Per mesi ripete instancabilmente il campo recintato da un muretto a secco con le montagne sullo sfondo, cambia semplicemente il momento della giornata o aggiunge piccoli dettagli: all’alba, al tramonto, alla
sera, a volte inserisce un mietitore. Incredibilmente, nel periodo di maggiore instabilità mentale,
riesce a portare avanti un progetto artistico estremamente razionale. Programma le sue sessioni di
lavoro, studia gli effetti cromatici e calcola i gesti da compiere sulla tela.
Paesaggio con covoni e luna nascente è la prova che Vincent nemmeno a Saint-Remy ha mai dipinto in preda alle sue crisi psicotiche, ma ha sfruttato i suoi rari momenti di lucidità per comporre capolavori di chiara matrice impressionista, esaltati da pennellate sofferte e precarie, che segnano la strada verso l’Espressionismo.
Il Kröller-Müller Museum di Otterlo
In vita, Helene Kröller-Müller volle affidare all’arte il compito di traghettare la società verso il futuro,
espandendo il mondo delle opere oltre il concetto del bello.
Desiderando ardentemente appagare l’intima e profonda esigenza di lasciare un segno del proprio passaggio sulla terra, Helene comprese il valore del contributo che sia lei che l’arte potevano dare.
Infatti, tra il 1907 e il 1938 mise insieme una raccolta senza eguali in Europa, che comprendeva dipinti di Picasso, Gris, Mondrian, Signac, Seurat, Redon, Cranach, Gauguin, Renoir e Latour.
Ma fu colei che, prima di ogni altro, seppe apprezzare l’opera di Van Gogh, a cui si sentì legata riconoscendo nella sua arte la sua stessa spiritualità personale e non dogmatica.
Riconoscendo nel pittore olandese lo stesso tormento che la pervadeva, Helene comprese il senso di modernità rivoluzionario nella violenta trascrizione della realtà contenuta nelle opere di Vincent. La ricerca di assoluto di Van Gogh la disorientava e affascinava; percepiva nei dipinti la stessa inquietudine che sente nella sua anima, che trova consolazione e pace grazie al valore terapeutico della pittura, la porta verso un universo altro.
È il 1908 quando acquista il primo dipinto di Van Gogh, poi altri tre nei mesi seguenti e poi altri e
altri ancora fino a costituire la collezione di opere del pittore olandese più importante al mondo,
seconda solo al Van Gogh Museum di Amsterdam.
Helene Kröller-Müller espose i quadri di Van Gogh in Europa e negli Stati Uniti incrementando, così, non solo la fama dell’artista ma anche quella della propria collezione, gettando le basi per convincere lo stato olandese a partecipare alla costruzione del museo. Lavori che iniziarono nel 1937 e che videro, un anno dopo, l’apertura al pubblico del Museo con Helene nel ruolo di direttrice.
Per vedere le foto della mostra:
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Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiMessaggi correlati
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